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Maurizio Buscaglia ci parla dell'anno appena concluso

Il 2013 si chiude con l’Aquila Basket in testa al campionato, matematicamente campione d’inverno e qualificata per la final six di Coppa Italia che si terrà a Rimini a marzo. Abbiamo incontrato, tre mesi dopo l'ultima intervista, il principale fautore di questo successo che la città di Trento si sta godendo in questo periodo. L’Aquila Basket comincia il 2014 in palestra alle ore 17 e il suo allenatore Maurizio Buscaglia ci ha trasmesso alcune sensazioni e ci ha svelato qualche piccolo segreto di questo successo.

Coach Buscaglia, che sensazione dà osservare la classifica dall’alto della prima posizione?
«Noi teniamo fede al fatto che non la guardiamo e dobbiamo essere bravi a tentare di alzare l’asticella per affrontare il girone di ritorno. Al di là dei risultati, che sono stati eccellenti, tecnicamente e a livello emotivo dobbiamo comunque crescere. Le prossime partite non saranno facili, tutti giocheranno contro di noi per dare il massimo: quando si è in testa, tutti si impegnano a fondo per sconfiggere la capolista.

Nella nostra ultima intervista di settembre, lei pronosticò che l’Aquila Basket avrebbe occupato una delle quattro posizioni per l’accesso alla Coppa Italia e così è stato. Ma cosa vuol dire per lei andare a questa manifestazione avendo tenuto fuori squadre del calibro di Barcellona e Brescia, che salvo miracoli non potrà partecipare alla Final Six?
«Di certo non era pronosticabile a inizio stagione. È un gran risultato, era un obiettivo importante della stagione, ma conseguirlo da primi della classe è una grande soddisfazione. La formula di certo non ci ha aiutato, ma ci siamo riusciti, andremo per difendere il titolo vinto l’anno scorso. Ora non ci pensiamo, ci concentriamo solo sulla prossima partita contro Biella, che invece ha necessità di batterci per poter partecipare alla Coppa. Questa manifestazione porterà esperienza ad un gruppo che è già ad un ottimo livello».

Ha un po’ di paura di Biella, magari dopo i festeggiamenti di fine anno, l’appagamento da primo posto in classifica, magari la loro fame di vittorie, tutti questi fattori potrebbero facilitare un rilassamento in casa della nobile decaduta piemontese?
«Credo che la squadra non sia appagata, anche se ha raggiunto un risultato importante. La squadra è vispa, sta lavorando e facendo fatica. Biella è una formazione forte, molto atletica. Sarà al tempo stesso un banco di prova, come quello che abbiamo affrontato dopo la sconfitta contro Casale, tornando in campo con un certo piglio. Di certo sarà una partita importante, dove i ragazzi dovranno dare il massimo».

Sinora tre sole sconfitte, Brescia in casa, Veroli e poi l’ultima a Casale. Rammarico per come sono andate le cose?
«Nessun rammarico. C’è molta convinzione fra le nostre fila che le sconfitte abbiano fatto bene. Il k.o. alla seconda giornata contro Brescia ci ha fatto capire che il campionato non è semplice. Con Veroli è arrivata forse la sconfitta più normale, in una partita giocata bene da entrambe le compagini. Con Biella è stata una partita molto dura e questa durezza ce la siamo portata dietro anche nel match contro Trapani. Se avessimo vinto con Brescia, probabilmente non saremmo nella posizione in classifica nella quale siamo.

Di tutte le belle vittorie ottenute in questa parte della stagione, quale non avrebbe mai pensato di ottenere?
«No, non ci ho mai pensato, sono arrivate e va bene così».
 
Nelle sue previsioni quanti punti avrebbero dovuto esserci in saccoccia dell’Aquila Basket alla fine del girone d’andata?
«Mi è capitato di dire, compiendo un calcolo matematico in un campionato a 16 squadre, che i venti punti sono una soglia importante, segno di un ottima stagione, certo anche i 16 o 18 sarebbero stati significativi. Credo che Trento abbia stabilito un piccolo record con gli attuali 22 punti ad una giornata dal termine del girone d’andata. I dati storici sono punti fermi sopra i quali creare poi dei progetti importanti».

Nel calcio, nel volley e nel rugby, la differenza fra la prima serie e la seconda è molto marcata, lo è così anche nel basket o i valori sono molto ravvicinati?
«Credo che il livello della Legadue sia cresciuto molto, complici la presenza di fortissimi italiani e anche di importanti giocatori americani. Se prendiamo le prime squadre, Torino, ma anche Barcellona e Verona, sono quintetti da A1. Il piccolo gap sia fisico ed atletico tra A1 e A2 credo che sia dato dalla maggiore presenza di stranieri nella serie superiore. Poi la Legadue è particolare, equilibratissima. Imola è ultima con una sola vittoria, ma rimane comunque pericolosa perché ha perso almeno quattro partite per colpa di un episodio. La stagione passata non vi era alcuna retrocessione, ma nessuno comunque ci stava a perdere. Quest’anno sarà ancora più complicato, perché due squadre scenderanno».

Contento dei nuovi acquisti?
«Molto contento dei nuovi arrivati, scelti molto bene e nella continuità del nostro gruppo e della nostra idea della pallacanestro. Sottolineo un aspetto: abbiamo giocatori che possono far aumentare anche il livello dei propri compagni di squadra».
 
In queste quattordici partite avrà visto un sacco di ottimi giocatori, ce n’è uno in particolare che vorrebbe portare via a un allenatore avversario?
«Ho incontrato tanti giocatori che mi piacciono, ma ritengo che i miei siano i migliori in questo momento. Posso sottolineare al di la di certi nomi, come Basile, Mancinelli, Amoroso, Collins, Soragna, ci sono atleti che vicino a questi possono avere un identità importante e posso avere un’esperienza in più, da Natali del Barcellona, Sandri di Torino, Reati a Verona, Ruzzier e Tonut a Trieste, Casella del Veroli, tutti possono crescere avendo minutaggi importanti in questo campionato.

 
Ora una domanda sulla sua vita personale, anche se riguarda il mondo del basket. Quando nasce l’amore per il basket per Buscaglia e come?
«Io mi allenavo a fianco alla palestra di pallacanestro della mia città, Perugia. Ero davvero piccolo, la porta era comunicante, una volta misi dentro la testa e l’allenatore mi sorrise e mi disse: “Perché non entri?”. Di lì a due settimane iniziai ad allenarmi e ben presto a giocare. Dopo una trafila nelle giovanili, verso gli ultimi anni avevo nella testa il fascino per il ruolo dell’allenatore. La visione da fuori a tutto tono del gioco mi piaceva più che la singola visione da giocatore. A 21 anni già allenavo i piccolini e poi sono andato avanti. Il basket mi è piaciuto sin dalla prima volta che vidi il 5 contro 5, rimasi affascinato».

Rammarico o ci sta l’errore della schiacciata in stile Harlem Globetrotter da parte di Triche nella sfida contro Trapani?
«Ci sta perché lo spettacolo fa parte del gioco, ho scherzato parecchio con lui su quel gesto. Questo sport è anche spettacolo, comunque la partita è stata vinta, la gente viene non solo per il risultato, ma anche per lo spettacolo».

Il pubblico è sempre più numeroso e pare che stiate erodendo consensi al volley, che ne pensa?
«Ritengo che ci sia pubblico per entrambe le realtà, con tifosi che seguono sia il basket sia il volley. Trento non ha altre grosse realtà sportive e segue queste due squadre. Certo il nostro pubblico è cresciuto, ma la cosa bella è che segue tutte le nostre iniziative anche fuori dal campo. La gente ti ferma per strada e con la riservatezza tipica dei trentini, comunque ti fa i complimenti e t’incoraggia».

Ultime due domande. Che cosa manca a Trento, uno sponsor di rilievo?
«In questo aspetto non mi inoltro, non è compito mio. Vedo il grandissimo lavoro che fa il club per garantirci la copertura della stagione. Mi auguro che gli sforzi che sta facendo il club fuori dal campo e dei ragazzi in campo, portino anche a questo risultato».
 
Se andasse bene la stagione, siete pronti per il salto alla massima serie?
«Noi abbiamo uno staff che ci fa già stare a un livello superiore, forse servirebbe il salto dal punto di vista economico. A noi piace provare a vincere e a lungo andare lavorando bene arriveranno anche certi risultati, mi piace pensare così».

Autore
Sandro Botto
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