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La nostra intervista a coach Perissinotto del Gardolo

Alla vigilia del ritorno del campionato dopo la lunga pausa per le festività e soprattutto prima del derby con il Cus, abbiamo incontrato coach Mauro Perissinotto del Gardolo, con il quale abbiamo analizzato il cammino dei gialloblù in questa prima parte del torneo di serie D.
 
Direi che è doveroso domandarti, per cominciare, cosa succede al Gardolo Basket in questo scorcio di stagione. Lo scorso anno due sole sconfitte in regular season, oltretutto verso la fine, quando la squadra era appagata, in questa invece grosse difficoltà iniziali, con nessuna vittoria in casa nel girone d’andata. Vuoi parlarcene?
«Abbiamo cominciato la stagione meglio di come credevamo, andando a vincere la coppa Trentino, quando alla vigilia non pensavamo nemmeno di arrivare in semifinale. Con un po’ di buona volontà e tanta fortuna abbiamo conquistato il gradino più alto del podio, ma il risultato non ha influenzato le scelte della società. Il Gardolo ha deciso di compiere una mini rivoluzione per questa stagione. Negli anni passati avevamo dominato la regular season, anche se poi non abbiamo centrato il successo finale. C’è stato il cambio dell’allenatore, nuovi innesti, abbiamo liberato alcuni giocatori più maturi per far crescere i giovani. Il livello del campionato si è alzato di molto, era necessario introdurre delle novità. Anche l’innesto dei due giocatori dell’Aquila, Bailoni e Valer, rappresenta una grossa novità, benché non siano ancora pienamente integrati con questo tipo di gioco e si allenino poco con noi. Era prevedibile che perdessimo alcune partite iniziali».

L’opinione di tutti, dai coach ai giocatori e al pubblico più attento, è che il livello di questa serie D sia cresciuto molto nel giro di una stagione. Condividi questa idea?
«La crescita è evidente: rispetto alle due precedenti serie D non possiamo nemmeno fare paragoni. Il tutto è avvenuto grazie a qualche arrivo o rientro di giocatori di qualità, ma anche di coach molto abili, ne è un esempio quello di Rovereto con l’arrivo di Ferraglia, che ha saputo portare ad alti livelli una squadra che nelle stagioni passate non era così forte. L’Europa Basket, poi, si è rafforzata molto e sta giocando un gran campionato. Ravina sta rendendo al di sopra delle previsioni e ha alzato il livello di tutto il campionato, il Cus si è ripresentato con una formazione nuova, ma che è forte come l’anno scorso. In passato si arrivava in fondo al campionato con il primo o secondo posto senza grossi problemi, ma quest’anno le squadre di vertice sono molte di più».

In questo campionato ci sono squadre mature, come Europa Basket e Ravina, con numerosi giocatori over 30, mentre altre, pensiamo a Bressanone, Merano, o meglio ancora la Virtus Alto Garda, vantano roster giovanissimi. Gardolo invece è un misto, con giocatori esperti come Fronza, ma anche giovanissimi come Bailoni, Valer e Gambino. È facile farli convivere?
«Per noi è stata una specie di scommessa. Ho chiamato tutta la rosa già a luglio e ho parlato con tutti, chiedendo ai più esperti di mettersi a disposizione dei più giovani, con la prospettiva di creare un gruppo che possa crescere e durare una decina di anni, con al massimo qualche innesto, uno o due all’anno. Ho alcuni giocatori come Fronza o Mosna, che al massimo giocheranno ancora un paio di anni e in questa prospettiva ho chiesto loro un sacrificio, ovvero di allenarsi e giocare per far crescere i ragazzi più giovani. Quelli che sono rimasti lo stanno facendo molto bene e i più giovani dovranno rubar loro il mestiere, imparando a vincere in questa categoria. È evidente, però, che un campionato non lo si vince con i soli giovani, salvo poter disporre di una formazione fortissima, ma è riuscito solo all’Aquila Basket in passato. Noi abbiamo il giocatore esperto che potrebbe essere il nostro Milone, ovvero Bijedic, atleta molto forte sul tiro da 3 e anche nell’uomo contro uomo, ma con il cambio di ruolo concordato con me non riesce più a fare la differenza».
 
Parlando nell’ambiente di giovani giocatori della serie D, del Gardolo più che dei noti Valer e Bailoni, si cita anche Gambino, considerato adatto ad un livello superiore di campionato, che ne pensi visto che lo alleni tu?
«Gambino è un buon giocatore, gioca come 4 e riesce bene nel ruolo 5, perché se la cava bene anche sotto canestro. Credo che il suo massimo livello possa essere la C2, non per colpe sue, ma per via dell’altezza: per giocare a certi livelli bisogna esser circa 2 metri, a lui servirebbero 10 cm in più. Fosse più alto, sarebbe il pivot migliore della regione».

Si può notare che Valer e Bailoni hanno un rendimento molto diverso fra l’A2 e la serie D, a volte nervosi e con risultati altalenanti. È così difficile giocare in due campionati così distanti?
«Credo che giocare in A2 con quattro compagni fortissimi sia più semplice che farlo in D, dove quello forte sei tu e devi fare gruppo e dare sicurezza agli altri. Poi Bailoni è particolarmente spremuto: si allena in due squadre e ha pure la scuola (è in quinta superiore). Ci sono dei sabati che arriva alla partita tranquillo, in altri arriva spremuto e già stanco e quindi il rendimento è ovviamente altalenante. Valer ha più tempo per il riposo e quindi può essere più costante».

Nella partita contro la capolista Europa Basket, stavate vincendo, ormai la loro panchina sembrava aver accettato la sconfitta, ma un super Milone ha rovesciato gli equilibri e avete perso una partita che poteva esser il punto di partenza per una rinascita. Vuoi dirci cosa è accaduto?
«Io mi sono scusato più volte con i miei giocatori, ma nell’ultimo quarto ho sbagliato tutti i cambi. Ho tenuto in campo una squadra che non era in grado di portare a casa la partita. Ho lasciato fuori il lungo che controllava il loro lungo e credevo che il giocatore che doveva marcare Milone fosse in grado di tenerlo nel quarto tempo, ma non c’è riuscito. Comunque la colpa è stata mia, credo sia stata l’unica partita sbagliata strategicamente in questa stagione, soprattutto perché eravamo in vantaggio. C’è stata anche la bravura loro nel tenere duro, va riconosciuto». 

Rientro dalla pausa natalizia con il derby di Trento, contro la rivale storica delle ultime stagioni, il Cus. Che ci dici alla vigilia di questo scontro così importante?
«La rivalità fra noi e loro è cresciuta di molto negli ultimi anni. Certo non sarà una partita semplice, sia per loro sia per noi. Il rientro dalle vacanze natalizie non è mai semplice, loro hanno molti studenti che saranno tornati a casa e bene o male si saranno allenati poco. Anche alcuni dei nostri sono stati via e le possibilità di allenarsi al completo sono state poche. Per entrambe le squadre non sarà una partita giocata in condizioni ottimali».

Siamo a circa metà campionato, i ruoli delle squadre è già abbastanza definito. La capolista Europa Basket è li davanti, dietro un terzetto agguerrito con Rovereto, Cus e Ravina, poi il Gardolo e i Piani Junior e poi il vuoto, con Bressanone posizionata meglio nella lotta per non retrocedere. Il Gardolo spera di ritagliarsi un ruolo da mina vagante nei play off di fine stagione?
«Credo che noi e i Piani, se lavoriamo bene, possiamo raggiungere le formazioni che ci stanno davanti. Sono le squadre che hanno le maggiori possibilità di crescita. Ritengo che la Fisiolab Bolzano abbia sparato tutte le cartucce e che sia dipendente dalle fortune di un singolo giocatore, Milone. Ravina credo sia al di sopra delle proprie possibilità, non penso sarà in grado di tenere il ritmo sino ai play off. Noi e i Piani credo saremmo le mine vaganti, le vere sorprese della stagione, oppure saremmo eliminati al primo turno dei play off».
 
Se dovessi inserire nel tuo roster due nuovi giocatori, un veterano e un giovane, togliendoli dalle altre squadre di serie D, chi prenderesti?
«Tra i veterani senza dubbio Kantioler del Bressanone, che ha un età di mezzo, non troppo matura, Milone è forte, ma non ha l'età giusta per un progetto come il nostro. Fra i giovani, noi abbiamo avuto qualche problema a livello di playmaker, quindi direi Alessandro Rizzon del Pergine, giovanissimo, classe 1994.

È così duro il salto in serie C, tanto che molte società rinunciano alla promozione?
«Effettivamente il budget necessario per il salto di categoria è notevole, per colpa delle trasferte lontane. Per affrontare dignitosamente la C2 credo che ogni squadra di D attuale dovrebbe come minimo cambiare metà roster. Nemmeno l’Europa basket sarebbe attrezzata per il salto, tolto Milone e Klyuchnik, non credo che gli altri siano in grado di affrontare la C, tantomeno per salvarsi».

Autore
Sandro Botto
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