Andrea Pizzinini ci parla del fenomeno Macaco's
Dapprima giocatore e ora soltanto coach, Andrea Pizzinini ci parla della stagione da poco conclusa per l'Arcobaleno Basket, magari con un occhio a tutta la DR3 e anche a quello che accade nelle serie superiori e a tutto il movimento regionale.
Rompiamo il ghiaccio parlando di bilanci. Che annata è stata quella dei Macaco's dell'Arcobaleno Basket?
«Sicuramente un'ottima stagione anche al di sopra delle nostre aspettative. Gardolo ha vinto meritatamente, squadra superiore a noi, ma in qualche maniera ce la siamo giocata. Unico vero rimpianto di aver giocato le due finali con due giocatori nostri importanti infortunati, mi sarebbe piaciuto giocarmela con tutte le possibilità a nostra disposizione, almeno una la vincevamo e mi sarebbe piaciuto arrivare a gara 3. Una bella stagione, vediamo cosa succede il prossimo anno. Alcuni giocatori vanno via per l'Erasmus, al momento abbiamo solo 8 giocatori, siamo un po' tirati, ne cerchiamo almeno altri tre per poter giocare un bel campionato.»
E' confermato che giocherete in DR3, non avete interessi verso un ripescaggio in DR2, che al momento sarebbe possibile?
«Non credo che la DR2 sia adatta a noi, siamo nati come squadra da due allenamenti a settimana, di cui uno è la partita stessa, la DR2 sarebbe davvero impegnativa e non credo che i ragazzi siano interessati ad un salto così importante, magari con l'idea di vincere e divertirsi è più adatta a noi la DR3.»
Facciamo un passo indietro. Come nasce la squadra dell'Arcobaleno Basket?
«L'Arcobaleno, fondamentalmente sono un gruppo di amici. Tutti ragazzi fra l'anno 1998 e 2000, provenienti dal Villazzano, erano stati in serie D allenata da Enea Ravagni, altri fra le giovanili. Non volevano proseguire per vari motivi in serie più impegnative, quindi questo gruppo di 7-8 giocatori ha voluto creare un qualcosa per divertirsi e giocare e così sono nati i Macaco's. Macaco's perché uno dei ragazzi il soprannome è Caco, quindi Macaco's, poi da lì è nata la grafica, qualche loro amico lo fa di lavoro e ci si è divertiti con il nome e l'immagine della squadra.»
Abbiamo notato che il vostro è un bell'ambiente, un pubblico numeroso e rumoroso, un campo particolarmente difficile, dove non è per nulla facile giocare come si vuole. Ci parli di questa vostra caratteristica?
«Giocare a Povo non è facile, il campo è piccolo, il pubblico è a ridosso del campo. Prima giocavamo a Gabbiolo, il pubblico era un po' più lontano e influenzava di meno, giocare a Povo aiuta, le abbiamo vinte tutte in casa, anche contro con Gardolo, abbiamo perso solo in gara 1 in finale. Solitamente in DR3 non si è abituati a trovare un pubblico così caldo.»
Ritornando a quanto hai detto prima sulla doppia sfida in finale con il Gardolo, sono pesate di più le due assenze, oppure il Gardolo aveva un qualcosa in più rispetto a voi?
«No, sicuramente il Gardolo era più forte di noi, una squadra da DR2, non come noi. Noi due allenamenti a settimana, loro tre, squadra più attrezzata che poteva giocare tranquillamente nella serie superiore. Noi come in altre occasioni, partiamo molto bene ad inizio stagione, poi bene fino alle feste natalizie, poi perdiamo questo aspetto e con la primavera la preparazione diventa più difficile, non perdiamo la voglia, ma la forma non è facile da mantenere. In questo Gardolo è più completa, mi sarebbe piaciuto allungare la serie ed arrivare in gara 3 con loro.»
Invece avete sofferto abbastanza con i Night Owls nella semifinale, che vi hanno costretto ad arrivare a gara 3 per liquidare la pratica. Che ci dici di quella serie di semifinale di campionato?
«I Night Owls erano una squadra ostica e brutta da affrontare. Loro la domenica mattina di gara 2, erano ad allenarsi a Povo presto alle 6, i miei a quell'ora dormivano e giocavamo il giorno dopo. Di sicuro più preparati e motivati, forse noi in gara 2 li abbiamo presi sotto gamba, in regular season avevamo sempre vinto agevolmente, anche di 20 punti in una gara, non pensavamo ad una reazione del genere e così ci hanno un po' spaventato. Alla fine abbiamo vinto in casa in gara 3. Anche in casa loro c'era tanto pubblico.»
Ma voi un'idea di partecipare alla DR2 in un futuro prossimo l'avete o non ci avete mai pensato?
«Secondo me potremmo anche affrontarla la DR2, certo servirebbero un paio di innesti importanti di sicuro. Dovremmo cambiare mentalità noi, facendo due allenamenti settimanali e poi la partita vera e propria nel week end. Credo che conoscendo i ragazzi non se la sentirebbero. Ci hanno chiesto anche l'anno scorso, ma al momento non pensiamo sia fattibile militare nella serie DR2.»
Vista la vostra giovane esperienza a livello societario, non avete il settore giovanile, ma voi i giocatori nuovi, dove andate a pescarli?
«Io ho allenato giovanili del Villazzano e ogni tanto pesco qualcuno che ha smesso o cerca una squadra dove giocare. So che i ragazzi in estate fanno tornei oppure giocano a 3x3, si conoscono tra di loro e a volte veniamo contattati, spesso sono i rapporti di amicizia che ci portano un nuovo giocatore.»
Come mai invece la scelta del nome Arcobaleno?
«La scelta del nome Arcobaleno, noi prima eravamo nel Villazzano, ma due stagioni fa c'erano due squadre in Promozione Silver del Villazzano, poi per dividere le due squadre e poter partecipare alla stessa categoria, abbiamo deciso di sdoppiarci e aggregarci all'Arcobaleno Basket.»
Come sarà la DR3 della stagione 2024/25, hai già qualche idea sulle partecipanti o è ancora tutto in alto mare?
«Non ho idea di chi parteciperà, capire se Gardolo avrà anche una squadra in DR3, i Night Owls anche loro non sono sicuri se fanno la squadra per questa serie. Credo che ci saranno l'Europa Bolzano, Primiero e Valle dei Laghi, ma penso si arriverà ad una decina di squadre. Due anni fa la categoria era decisamente più forte, quest'anno primeggiava il Gardolo, ma due anni fa, anche Blue Bear, noi e Villazzano Under 19, potevamo competere tranquillamente. Spero che anche in questa stagione partecipino un decina di squadre, come l'anno precedente.»
Guardando il movimento basket trentino dal basso, la situazione è sana oppure manca qualche cosa per essere una realtà completa?
«Secondo me la situazione è molto sfilacciata. Se guardi dal basso come nella nostra situazione, la voglia di basket e di giocare è tanta, molti vogliono formare una nuova squadra e divertirsi. Però lo scollamento tra la serie A dell'Aquila Basket e le serie minori è tanta. Mancano le categorie intermedie dove potrebbero giocare i giocatori forti, manca la serie C tanto per capire.»
Rimanendo in tema, secondo te, visto anche il crescente interesse verso il basket in generale, è un problema infrastrutturale, tanto per capirci è forse il ruolo delle scuole che è problematico, cosa che invece negli Usa o in Spagna è centrale?
«Sicuramente negli USA la scuola ha un ruolo importante sullo sport a tutti i livelli e da noi manca questa mentalità. In parte do la colpa all'Aquila Basket, che preleva i vari giocatori più forti dalle squadre locali, ma poi non crescono e quelli che gli servono li prende da fuori regione. Io allenavo anche le giovanili, ritrovarsi in squadra un ex Aquila Basket dalle giovanili a volte non è facile, certi si sentono delle star e dopo sono difficili da gestire. La frattura fra Aquila Basket e il sottobosco è importante e nelle altre regioni non succede. Anche il ruolo dell'Academy non mi è ben chiaro, poi chiaro che l'Aquila Basket fa il suo e i suoi progetti non possono comprendere la crescita di tutto il settore regionale.»
A tuo avviso la Federazione sta facendo bene per le serie minori o può fare di più?
«Non credo possa fare molto sulla questione crescita di tutto il movimento, la questione non è semplice. Piuttosto potrebbe intervenire sulla questione doppie squadre, la regola che la seconda squadra della stessa società non possa giocare i playoff se è presente la prima squadra nella serie superiore, sarebbe da rivedere, demoralizza molte squadre nella parte finale di ogni campionato.»
Da allenatore o sentendo i tuoi colleghi, parlando di giovani, c'è desiderio da parte di questi di venire a provare a giocare o entrare in squadra, oppure interessati ad allenarsi?
«Sono due anni che non alleno più le giovanili, ma sino ad allora c'erano giovani, anche di 16 anni, che volevano provare e allenarsi. Appassionati di basket ce sono tanti e ci sono molte possibilità di provare, per chi volesse, un posto in DR3 c'è sempre.»
In DR3 ti è capitato di incontrare giocatori, per i quali ti fai una sincera domanda, chiedendoti cosa ci fanno in quella categoria e perché non giocano in serie superiori DR2 o DR1, dove potrebbero esprimersi al meglio?
«Ce ne sono di certo, ne incrocio spesso. Nella scorsa stagione nel Gardolo, almeno un paio erano da DR1, ma anche nella mia squadra, ad esempio Passerini o altri, se si impegnassero di più potrebbero giocare in categorie superiori. Lì sono spesso scelte personali, non si vuole eccedere nel numero di allenamenti e quindi si sta in una categoria tranquilla.»
Vedendo da sotto le serie superiori, come vedi il cambiamento dalla serie D trentina di una volta, la nuova DR1, dove nelle due ultime stagioni nomi anche eccellenti hanno dovuto cedere il passo e accettare la retrocessione?
«Da un certo punto di vista è stimolante, di certo la realtà veneta è superiore, vero che perdi ma alla lunga ti confronti e le possibilità di crescere ci sono, se non ti confronti con i più forti non crescerai mai. Da un altro punto di vista non sei competitivo, rischi retrocessioni, spendi tanti soldi e il morale della squadra va sotto i piedi. Non piace a nessuno perdere, neanche in DR3. Per la DR1 serve più storia per una società e anche i capitali per affrontare al meglio le formazioni venete.»
Se vi chiedessero di partecipare alla Coppa Trentino Alto Adige?
«Magari senza essere troppo competitivi, ma sicuramente se ci offrissero l'opportunità per noi sarebbe anche bello.»
Come vuoi lasciarci?
«Intanto vi ringrazio, sono sincero, mi piacerebbe avere una stagione come quella passata, arrivare in finale e provare a vincere il campionato di DR3.»