Myles Stephens: «Sarò un versatile coltellino svizzero»
L’ala statunitense presentata alla stampa a pochi giorni dalla prima partita ufficiale della stagione (sabato sera alle 20.30 alla Il T- quotidiano Arena contro Cremona, biglietti disponibili online e presso l’Aquila Store): «A Princeton ho imparato il valore del tempo e delle piccole cose che servono a rendere vincente una squadra. Non vedo l’ora di cominciare».
Le dichiarazioni
«Myles è un giocatore di grande energia, - ha spiegato Rudi Gaddo - lo state imparando a conoscere da queste prime settimane: è un giocatore che abbiamo fortemente voluto, perché come altri che abbiamo portato a Trento quest'anno ha affrontato un percorso che viene dal basso ma che lo ha portato a salire di livello un passo dopo l'altro. E' un'ala con caratteristiche fisiche e tecniche in linea con la pallacanestro che coach Galbiati vuole proporre, e che ha nel proprio bagaglio di cultura personale un percorso di studi "vero" in un college prestigioso come Princeton. Myles magari non parla tanto, ma parla con i fatti in campo».
«La scelta di venire a Trento è stata facile, - ha raccontato il giocatore americano - per me questo è un grande passo in avanti nella mia carriera, sotto ogni punto di vista: cinque anni fa ho debuttato da professionista giocando nella seconda lega tedesca, oggi mi trovo davanti alla sfida di scendere in campo nel campionato italiano e in EuroCup. In questa traiettoria di carriera partendo dal basso ho imparato e messo sempre al primo posto il valore delle piccole cose che servono a rendere una squadra vincente. Quello che faccio sul campo non sempre finisce sul tabellino delle statistiche o non ruba l'occhio dello spettatore, ma è in quei piccoli dettagli che si trovano le differenze tra vincere e perdere. Ho sempre provato molto orgoglio nella mia difesa e nella mia mentalità di gioco: sono un giocatore versatile, che crea e "gestisce" mismatch. Posso difendere su tante tipologie di avversario differenti, e nell'altra metà campo mi piace attaccare il ferro e sfruttare il mio atletismo: ogni estate lavoro tantissimo anche sul mio tiro da tre per provare ad essere più pericoloso anche dall'arco. Insomma, mi considero una sorta di "coltellino svizzero" che può tornare utile in tanti contesti e in tanti momenti diversi. I miei quattro anni a Princeton? Quando ho cominciato l'università non avevo come obiettivo quello di diventare un giocatore di basket professionista, volevo fare l'avvocato. Un giorno lo diventerò! Strada facendo intorno al mio terzo anno di college mi sono convinto a intraprendere questo percorso nello sport professionistico: a Princeton ho imparato tantissimo, sono stati quattro anni fondamentali nella mia crescita come uomo e come atleta. Il più grande insegnamento? Forse su come gestire il mio tempo, tra basket e lezioni non era facile trovare il tempo per fare tutto. E nel basket ho guadagnato tanta fiducia e convinzione in me stesso e nei miei mezzi. Qui a Trento? Quando non sono in palestra mi piace leggere, guardare Netflix, esplorare le montagne intorno alla città. La squadra? Mi piace, il ritmo alto di gioco mi fa stare a mio agio in questo sistema: vogliamo partire forti, come obiettivi punto in alto, vorrei giocare i playoff sia in campionato che in EuroCup».