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La nostra intervista ad Antonio De Martino dell’Audace

Arrivati ormai a poche giornate dalla fine del campionato, abbiamo voluto incontrare l’allenatore dell’Audace Pergine, formazione neopromossa in serie D, che occupa i quartieri bassi della classifica regionale, ma che ha anche espresso bel gioco e soprattutto ha saputo fermare la capolista.

Com’è questa esperienza il Pergine, iniziata con qualche difficoltà? Ora invece pare abbiate trovato gioco ed entusiasmo...
«Stiamo piano piano risalendo la china, - afferma Antonio De Martino - abbiamo trovato i giusti equilibri anche grazie agli innesti di Simone Delibori e Marco Volpi. L’inizio è stato difficile, abbiamo pagato innanzitutto l’inesperienza, la squadra, neopromossa, non aveva mai giocato in serie D. Quasi nessuno dei miei giocatori aveva mai affrontato questa categoria, era per tutti la prima volta. Abbiamo pagato caro l’infortunio di Bernardi, sul quale puntavamo tanto. Poi il ko di Sardagna, che ci ha lasciato per mezza stagione senza un playmaker. Anche una preparazione atletica precaria per colpa dei tanti infortuni. Adesso però sembra che si stia un po’ raddrizzando la stagione».

Eravate partiti anche bene, con due vittorie nelle prime sei partite, poi il buio totale con quattordici sconfitte di seguito, sino alla partita che ha cambiato il corso della stagione, la vittoria contro la capolista Fisiolab Europa Bolzano. Cos’è successo in quel match?
«Innanzitutto io ho sempre detto ai miei giocatori e a tutti che noi siamo la squadra più pazza del campionato. Possiamo vincere con chiunque, così come perdere con chiunque. Infatti abbiamo tenuto testa in tutte e tre le partite al Rovereto, abbiamo battuto Bolzano, abbiamo messo in crisi il Cus per due volte, per poi andare a perdere tre volte con Bressanone, due delle quali senza mai entrare in partita. Il problema è innanzitutto l’esperienza. La partita con Bolzano, non fa testo, giocavamo spensierati con la paura di trovarci ultimi, infatti Bressanone aveva battuto Gardolo e Merano aveva a sua volta battuto Bressanone. Il pericolo di ritrovarci in zona retrocessione ci ha indotto a tirare fuori la forza della disperazione».

Con i play off alle porte, qualcuno ti ha contattato chiedendoti qualche segreto per sconfiggere la capolista Fisiolab Europa Basket?
«Ho ricevuto tanti complimenti dai coach di Bressanone, Merano e da Eglione del Cus, però segreti non ce ne sono, bisogna disputare la partita perfetta. Bolzano non è un solo giocatore, ma tanti atleti bravi in tutti i ruoli».

Come avete fatto a vincere quella partita, c’era uno schema ben preciso per imbrigliare Milone o Klyuchnyk o no?
«Avevamo preparato una mossa per imbrigliare Milone, infatti ho sacrificato Mauro Orempuller, facendolo giocare solo in difesa per tutta la partita. Avevamo preparato la partita giocando sul ritmo, tenendolo elevato per tutti i 40 minuti, cercando di farli correre sempre e comunque. Se hanno un punto debole è la media dell’età molto alta, tecnicamente molto forti, ma anche molto stanchi».
 
Delle squadre incontrate, quale ti ha sorpreso di più?
«Una squadra a mio avviso fortissima è i Piani Junior Bolzano, soprattutto in prospettiva. Il problema è che pagano l’inesperienza in quanto molto giovani. Non hanno mai trovato una continuità tale da impensierire le grandi, ma in una partita secca possono creare problemi a chiunque, chi li incontrerà dovrà lottare».

Siete alla vigilia di una partita importante, in trasferta contro la Virtus Alto Garda. Come vedi questa sfida che potrebbe valere l'ottavo posto?
«Sicuramente è lo snodo cruciale di una stagione. Giocheremo fuori casa, in un ambiente non dei migliori, dopo un viaggio di un ora: quindi ci sono anche problemi puramente logistici. La squadra è forte, ma molto giovane, loro hanno Gaye che è bravo. Noi i mezzi per vincere li possediamo, su quel campo abbiamo già esultato una volta e ci prepariamo per andare a giocarci il tutto per tutto».
 
Facci i nomi di due giocatori di altre squadre che farebbero comodo al Pergine in questo momento della stagione?
«Ad oggi sceglierei Pioggia dei Piani e Berti del Cus».

Quanto è importante per il Pergine l’ottavo posto?
«Lo è più che per la società per i giocatori stessi. Quest’anno abbiamo fatto una scommessa con noi stessi, abbiamo mantenuto lo stesso gruppo della Promozione senza mandare via nessuno, chi è partito lo ha fatto di propria iniziativa. Il nostro intento era capire fin dove avremmo potuto arrivare. L’ottavo posto sarebbe il giusto premio per tre anni di lavoro svolto con questo gruppo. Magate (Seck, ndr) viene con il treno da Trento e ci mette del suo, Marco (Volpi, ndr) viene in auto da Riva del Garda e non riceve un centesimo di rimborso...».

Qualche rammarico per i punti lasciati per strada?
«Sì, penso alla gara di andata contro Ravina all’ottava giornata, poi in casa contro il Cus. Ma anche la prima con il Rovereto, sino a quando avevamo Marchesoni e Sardagna, eravamo in partita, poi li abbiam persi tutti e due per infortunio. Il rimpianto più grosso è per quella giocata contro il Cus: avevamo anche un bel vantaggio ad un certo punto e potevamo gestirla meglio».

Oltre della capolista, come vedi le inseguitrici?
«Io non sottovaluterei il Cus, è una squadra molto particolare, in regular season non è mai andata benissimo, perché deve fare i conti con i giocatori legati agli impegni universitari. Hanno delle individualità che possono fare la differenza e un coach come Eglione, che sa gestire i playoff».

Cosa vuoi aggiungere prima di lasciarci?
«Spero di agguantare l’ottavo posto e spero anche di fare un altro sgambetto all’Europa Bolzano».

Autore
Sandro Botto
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