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La nostra intervista a Sergio Ferraglia, coach del Rovereto

Durante il recente match tra Ravina e Rovereto San Marco, abbiamo intervistato uno dei protagonisti di questa stagione cestistica regionale, il coach dei roveretani, uomo di talento e notevole esperienza in panchina, Sergio Ferraglia. Ci parla della sorprendente stagione della sua squadra, protagonista sin dall’inizio di un campionato davvero interessante.

Cominciamo con una domanda di rito, come ci si trova ad essere in una posizione in classifica come quella attuale, al secondo posto, a due sole lunghezze dalla capolista?
«Entrare in palestra da secondi sicuramente porta entusiasmo ai ragazzi. Non nascondo che il secondo posto è già un obiettivo importante, ma sappiamo tutti che tra poco cominceranno i play off e tutto si rimetterà in gioco. Siamo contenti del lavoro svolto, lo sono i ragazzi, lo è la società, l’importante è proseguire su questa strada».

Cos’è cambiato rispetto all’anno scorso, quando Rovereto era impantanata a metà classifica e non aveva disputato un campionato così brillante come questo?
«Poter disporre di un giocatore come Nicoli e di Prezzi, che ricopre un ruolo nel quale l’anno scorso abbiamo avuto qualche problema, ha fatto la differenza. Questo, collegato ad una serie di vittorie, che all’inizio parevano inaspettate, ha portato ad una fiducia generale che accompagna il lavoro della squadra in questa stagione sportiva».

Vista la caduta non prevedibile della capolista Fisiolab Europa Bolzano in casa del Pergine, quanto rimpiange il match perso per sole due lunghezze?
«I rimpianti dal punto di vista del risultato sicuramente ci sono, però noi pensiamo che la quella partita ha dimostrato che ce la possiamo giocare tranquillamente e i ragazzi lo sanno. Dobbiamo scnedere in campo con quel piglio per tutto il resto del campionato. La vittoria del Pergine ha dimostrato la crescita del livello tecnico di questo campionato: non ci si può permettere di abbassare la guardia, da parte di nessuno».
 
L’altra sconfitta l’avete incassata contro Ravina, squadra strana da decifrare, forte con le forti, ma capace di subire il gioco delle squadre meno competitive, come la bestia nera Piani Bolzano. Come vedi da esterno questa situazione?
«Ravina è una squadra che non ti dà ritmo, gioca compassata ed è difficile affrontarla. Noi abbiamo molto ritmo e soffriamo contro una formazione che lo sa rallentare in quel modo. I Piani credo siano la squadra più forte, fisicamente, in serie D. Hanno i centimetri che gli altri non hanno e nei play off saranno una bella gatta da pelare».

Teoricamente, guardando la classifica, il Rovereto ai play off dovrebbe scontrarsi contro Bressanone o con minori possibilità contro la Virtus Alto Garda. Come vedi queste due possibili avversarie?
«Conosco bene Riva perché io abito lì. È un gruppo di ragazzi giovani con grosse potenzialità e in una singola partita ti possono mettere in difficoltà. Lo dico con cognizione di causa perché li ho allenati negli anni passati. Discorso un po’ differente per Bressanone, perché la squadra è un po’ Kantioler - Di Stasio dipendente, però, come dicevo prima, sono tutte partite che devi giocare, compiere passi falsi nei play off è pericoloso, non ci sono i tempi per il recupero mentale, perché si gioca in giornate davvero ravvicinate».

Hai già fatto qualche nome di giocatori avversari, mi pare opportuno chiederti chi ti ha maggiormente impressionato, magari differenziando fra giovani e giocatori con esperienza?
«A parte i miei, che mi hanno davvero impressionato positivamente, direi che tra i “vecchi” va citato Milone (Fisiolab Europa Bolzano) che è un giocatore di categorie (al plurale) superiori. Ha una gran capacità di restare in campo e tanta grinta ed è uno che sa fare canestri. Per quanto riguarda i giovani, ho visto cose interessanti nei ragazzi di Gardolo, Valer e Bailoni, anche Rizzon del Pergine mi piace molto, Gaye dell’Alto Garda, che è un ragazzo con potenzialità sia fisiche che a livello cestistico non indifferenti. Direi che guardando questi giovani c’è certamente un futuro per il basket regionale».

L’ingresso di Volpi nel Pergine come lo hai giudicato?
«Mi ha sorpreso, perché lo conosco bene, l'ho allenato quando era molto giovane. Allora non mi dava l’impressione che avrebbe potuto fare così bene in serie D. Ma questo è un merito suo, essere migliorato soprattutto con la testa sapendo giocare con l’intensità che ha mostrato in questa parte di campionato. Gli faccio i miei complimenti personali visto che lo conosco personalmente».
 
Chi vince la regular season, ci credete ancora?
«Teoricamente il campionato deve ancora emettere il verdetto finale, mancano ancora cinque giornate. La matematica dice o noi o Europa, certo è che per vincere dovermo batterli a Bolzano, quella è la partita chiave del campionato. Direi 70% di possibilità a loro, 30% a noi. Comunque tutte le partite da qui alla fine andranno giocate con il coltello fra i denti. Noi non dobbiamo fare la corsa su nessuno, ma pensare soltanto a giocare bene e ottenere il massimo dei risultati. Se noi facciamo la corsa su qualcuno, dobbiamo stare attenti a chi abbiamo dietro».
 
Nell’ambiente cestistico regionale si dice che la Fisiolab Europa è molto Milone dipendente, Ravina invece è una squadra “operaia”, mentre Rovereto pare dipendere da un duo, Todeschi e Nicoli. La forza vostra è in questi due nomi?
«Sicuramente sono due valori aggiunti per il gruppo, in quanto sono i terminali offensivi più importanti. Ti posso dire che tutti i ragazzi portano il proprio mattoncino partita dopo partita. Se vogliamo evidenziare una differenza fra noi e loro, La Fisiolab si affida di più ad un singolo, Milone, mentre noi siamo più squadra. È anche vero, però, che hanno anche una notevole esperienza, basti pensare a Ronconi, Toniatti e allo stesso Milone. Poi possono contare su Gaye, che è un ottimo elemento, nella partita d’andata abbiamo subito la sua fisicità».

In molti si lamentano del calendario troppo fitto di partite. Avresti magari rinunciato alla terza fase?
«Piuttosto che disputare una terza fase identica al girone di andata avrei organizzato una fase ad orologio, con la prima opposta alle ultime tre in casa loro e così via. Sarebbe stato più corretto, ma prendiamo il calendario come ci è stato proposto e andiamo avanti così».

Quanto è dura per un giocatore di serie D affrontare a volte due partite alla settimana, da aggiungere agli allenamenti?
«È pesante, perché molti lavorano e programmare partite più allenamenti non è facile. Poi ci sono date, che certe squadre riescono ad ottenere dalla federazione, che di certo non aiutano. La federazione per avere un certo numero di squadre è costretta ad accettare compromessi».

Visto che il Rovereto è quasi in cima alla classifica ci pensate ad una eventuale promozione?
«Un giorno il presidente fece una battuta, chiedendomi se avessi cominciato a pensare alla serie superiore. No, non ci penso, devo concentrarmi sul presente: oggi il problema era giocare con Ravina e tra un po’ con il Cus. Di questi temi deve occuparsi la società, se dovesse mai succedere si porrebbero problemi economici, lo ha insegnato il Cus nella scorsa stagione».

Tolta la capolista, chi vorreste evitare negli imminenti play off?
«Io eviterei i Piani, sono fisicamente forti e noi li soffriamo. Il cambio di allenatore mi pare che abbia portato più responsabilità ai ragazzi. La reputo la classica mina vagante dei play off».

A inizio mese si è disputato l’All Star Game, caratterizzato da varie assenze. A suo avviso questa bella manifestazione dovrebbe trovare una collocazione migliore?
«Organizzato verso la fine campionato è un problema. Noi non abbiamo mandato Nicoli e Todeschi per piccoli problemi fisici, non potevamo rischiarli. Mia moglie è incinta e non mi sentivo di lasciarla da sola in quel momento, perché a breve partorirà, comunque mi dispiace non esserci andato. La manifestazione la vedrei meglio a fine prima fase o durante le festività natalizie».

Cosa vuol dirci per concludere?
«Una considerazione sulla serie D regionale, di certo. Io l’anno scorso non l’avevo seguita e avevo sentito molti giudizi negativi sul livello del basket giocato. Credo che quest’anno si sia visto un campionato di buon livello, con partite molto combattute. Credo che tutto il comparto debba lavorare sulle giovanili per poi garantire un campionato senior di maggior livello. La presenza di giocatori come Milone, Nicoli, Klyuchnik, ha alzato il livello della serie. Spero che ci siano dei giovani in grado ndi prendere il posto di giocatori di livello che sono a fine carriera».

Autore
Sandro Botto
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