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Divisione Regionale 2

Il Gardolo si svela nelle parole di Mauro Perissinotto

Mauro Perissinotto direttore sportivo, ex allenatore sia in prima squadra che dell'under 19, da sempre dirigente e uomo bandiera del Gardolo, ci parla della stagione in chiaro-scuro della storica formazione di Trento in maglia gialla.

Apriamo facendo un doveroso bilancio sulle due vostre formazioni senior, sia quella in DR3 vincitrice del campionato, magari anche toccando il tasto dolente della retrocessione della prima squadra impegnata nel campionato di DR1, va bene?

«Quella appena passata è stata un'annata completamente diversa da quella che avevamo immaginato e preventivato, un'anno difficile sicuramente. Siamo partiti con le due squadre di DR1 e di Under 19 con ambizioni e mire ben diverse. In DR1 pensavamo di salvarci bene senza problemi per poi avere anche un progetto di crescita per le stagioni successive. Pensavamo e speravamo di vincere il campionato Under 19, visti i nomi che avevamo in squadra, era difficile aspirare a non vincere con quel roster. Di fatto non è andata come pensavamo. Almeno in DR3 è andata come speravamo e abbiamo almeno gioito per quello. Adesso dobbiamo ripartire da una posizione più bassa rispetto a quello che pensavamo inizialmente.»

Parlando della DR1 e la retrocessione che ne è conseguita all'ultimo turno, è mancato qualcosa al Gardolo, oppure il livello si è alzato così tanto che voi siete rimasti travolti da questo cambiamento?

«Al di là del livello che è già medio alto e ce lo aspettavamo, nella seconda fase, quando dovevamo far punti per salvarci, abbiamo trovato un livello ben più alto della prima fase, con squadre più forti di quelle trovate nella regular season. All'interno della nostra squadra, poi possiamo dire che non è mai stata trovata una certa alchimia nello spogliatoio che speravamo all'inizio. Il gruppo dei nostri giocatori storico con il gruppo dei nuovi non ha mai legato come avrebbe dovuto accadere. Se non riesci a fare gruppo e spogliatoio è difficile portare a casa punti e salvarsi. La società e anche i tecnici non sono riusciti a mettere una pezza a questa cosa, pur provando in tutte le maniere. Forse era destino che non ci fosse alchimia in quel gruppo. Se lo spogliatoio avesse funzionato ci saremmo salvati ancora in regular season.»

Non per girare il coltello nella piaga, ma ha fatto più male che bene vincere ad inizio stagione contro la corrazzata Valsugana?

«Ha illuso lo spogliatoio, ha fatto credere ai giocatori più giovani che fossimo una super squadra e ha complicato i rapporti interni. I più vecchi, come Gambino, sanno che ci sta la giornata sbagliata anche per le squadre molto forti, mentre i giovani hanno alzato la cresta dopo quella vittoria. Dal punto di vista propedeutico, sarebbe stato meglio prendere una legnata, sotto di almeno 20 punti, sarebbe strato più salutare, si rimaneva tutti umili.»

Non avete ragionato ad un possibile ripescaggio, visto che vi era stata offerta la possibilità?

«La società su questo ha avuto un bel momento di riflessione. Abbiamo valutato che la DR1 è sempre più impegnativa e le trasferte sempre più lunghe e costose. Affrontare una DR1 con lo spogliatoio che era un polveriera non sarebbe stata la situazione ideale, meglio ricostruire da una categoria più bassa. Fare una DR1 senza nuovi acquisti, l'ipotesi di pagare un giocatore forte era tangibile, ma non era fattibile. Lo spogliatoio sta subendo una diaspora e quindi abbiamo ragionato di mettere insieme le due squadre che abbiamo e fare soltanto la DR2. Abbiamo dei numeri anche per fare la DR3, ma al momento non lo possiamo confermare.»

Novità importanti per la nuova stagione?

«Intanto la più importante è quella di aver affidato la prima squadra a De Palo, il coach che ha vinto il campionato di DR3. Ci darà anche una mano con le giovanili, non allenerà lui, ma sarà in palestra a darci aiuto a far crescere i nostri giovani.»

E a livello di giocatori, chi rimane o va via, al di là di Molo e Spinelli dati ormai per certi alla Virtus Altogarda?

«Della formazione della scorsa annata rimangono in pochi, Gambino di sicuro rimane. Trivarelli e Claus sembra che smettano, non siamo sicuri con Gecele perché contattato da altre squadre. Giovanni De Lorenzi, il play va via perché va a studiare a Milano. Alla fine rimane poco di quella squadra. Torna Bertoluzza che era a Bressanone e forse torna Valer, ma ancora un bel punto di domanda. Quelli della DR3 faranno invece il salto di qualità in DR2.»

Prima parlavamo delle difficoltà delle formazioni regionali ad affrontare la DR1, salvo acquisti importanti da effettuarsi fuori regione. Come vedi questa cosa e soprattutto come possono le formazioni trentine attrezzarsi in tal senso?

«Le attuali Rovereto e Riva alle quali facciamo riferimento, hanno il loro bel da fare. Rovereto ha la bravura/fortuna di gestire un proprio vivaio tirato su dal basso e gestito al meglio. Con qualche innesto possono diventare una squadra davvero competitiva e salvarsi senza problemi. Riva con gli innesti che ha fatto ha forse puntellato i problemi che aveva, anche loro si sono salvati all'ultima giornata. Capire cosa vuol fare Civezzano, se tiene qualche giocatore della DR1 del Valsugana che magari non se la sente di giocare in serie B, allora può giocarsela, voci dicono che potrebbero rimanere in DR1 anche i fratelli Czumbel

Cosa manca in generale al basket trentino rispetto ad altre regioni, dove ci sono squadre in serie A, ma anche un sottobosco di serie B e C, basti pensare a regioni piccole come il Friuli o le Marche dove i vivai sono particolarmente attivi?

«Da noi è mancata la progettualità negli anni, in parte anche dovuta al mancato collegamento con la formazione top che gioca in serie A, nonostante anche le buone idee come l'Academy. Il problema economico è importante, da noi i giocatori pagano per giocare, in veneto vari giocatori sono pagati in DR1. Se vedi cosa succede alla corte della Reyer Venezia, dove parcheggiano i propri giocatori nel sottobosco di varie società. Da noi non succede, ma non per forza per colpa dell'Aquila Basket, la colpa è di tutti, non funzionerebbe se calata dall'alto la cosa, ci vorrebbero più collaborazioni fra società, ma al momento la cosa non funziona e le società piccole non ne hanno beneficiato, cosa che invece avviene in altre realtà fuori regione.»

Secondo te, giudicando con il passare degli anni e alla luce delle ultime retrocessioni, l'idea di fare un campionato di serie D integrato con le formazioni venete, è stato d'aiuto oppure l'idea di integrare le due realtà è servita a poco o nulla?

«Quando fu proposta questa cosa, società come la nostra, erano favorevoli, ma pensando che potessimo reggere il confronto diretto contro le realtà venete. Noi pensavamo anche ingenuamente che un confronto così sarebbe servito anche alle giovanili per crescere, ma poi nella realtà è parso a tutti che un salto del genere non è stato facile e ben più alto di quello che tutti pensavamo. Era un incentivo a crescere, ma alla fine non lo è stato e la cosa è stata inaspettata per tutti. La DR1 ormai è diventata la C Silver di una volta e la DR2 ha sostituito la D di qualche anno fa.»

Chi vedi fra le formazioni favorite in DR2 per la nuova stagione?

«Direi i Night Owls, avevano uno squadrone se comparato alla DR2, vero che hanno perso Comparini, ma hanno guadagnato Zago. Loro sono un passo avanti, poi 4 - 5 squadre molto vicine tra cui noi e Pergine. Molto dipenderà dalla alchimie che si formano durante la stagione.»

Guardando da fuori la situazione, si dice che al Gardolo è sempre mancato qualche cosa per fare il salto di qualità nel momento top. La mancata promozione in serie C persa allo spareggio, il mancato accesso alla fase Gold e la successiva retrocessione in questa stagione? Cosa puoi dirci al riguardo?

«Siamo sempre stati un realtà forte per certi versi, ma ci è sempre mancato quel giocatore di carattere capace di mettere giù quei due punti che ti portano a vincere la partita decisiva. Ti faccio un esempio, quando ero a Lavis e allenavo, avevo Della Pietra, la squadra gli passava la palla e lui risolveva. A Gardolo purtroppo in questo momento manca proprio un giocatore con quelle caratteristiche.»

Abbiamo anche notato un po' di disaffezione da parte del pubblico nella seconda fase del campionato, puoi confermarmi la cosa?

«Con la prima squadra di certo, la disaffezione e la poca coesione del gruppo si è riflettuta sulla mancanza di pubblico alla pertite, cosa che invece in DR3 o nelle giovanili non abbiamo patito.»

C'è un futuro per il basket trentino, dove ci sia spazio per una crescita delle società minori, che magari possano competere meglio contro le realtà di fuori regione?

«Da questo punto di vista non sono così positivo, anche se fra le varie società, a differenza che in passato non ci sono più gli asti che c'erano una volta. A Trento e dintorni si gioca il basket, si va più d'accordo, ma manca la progettualità diffusa. Anche se esistono le realtà dell'Aquila Basket che per la pallacanestro trentina ha fatto molto, poi c'è anche l'attuale progetto del Valsugana che in un anno ha fatto molto e vedremo per il futuro, ma non vedo altri movimenti in grado di dare uno scossone, manca una progettualità diffusa a mio avviso.»

Per quanto riguarda la storia recente del Valsugana, secondo te c'è stato un progetto a lungo termine oppure nella stagione si sono concatenate delle occasioni che hanno portato all'ottimo risultato?

«C'è stato un progetto di sicuro, negli ultimi due anni sono cresciuti, poi vedremo come va a finire in serie B, di certo un punto di domanda anche per loro. Di sicuro nel caso specifico del Valsugana, in fase progettuale, il fattore economico ha corso ben più veloce di quello tecnico, in futuro dovranno fare in modo che i due fattori si avvicinino e ci siano meno distanze fra loro. Avere disponibilità economica, fa la differenza nella possibilità di poter fare un salto di qualità.»

Autore
Sandro Botto
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