Alberto Valla, divertimento in campo e la teoria dei 62 punti
Alberto Valla nel mondo dell’underground baskettaro trentino non ha bisogno di grandi presentazioni. Allenatore della prima squadra dei Blue Bear oltre che presidente e mente della società, stimato da colleghi e giocatori, collegialmente riconosciuto come un gentleman e inguaribile romantico della palla a spicchi. Per la prima volta ai microfoni di Sportrentino, ci rilascia una lunga intervista.
Rompiamo il ghiaccio parlando del bilancio complessivo di entrambe le formazioni dei Blue Bear, sia in DR2 che in DR3 nella stagione appena conclusa.
«La formazione A in DR2 era reduce da due campionati vinti, forse quest’anno è calata un po' la fame rispetto alle scorse stagioni. Al di là di tutto siamo riusciti ad arrivare in semifinale, combattendo con Civezzano in casa e perdendo di poco. Abbiamo fatto delle buone partite, interrompendo anche la striscia positiva della capolista Pergine vincendo sul loro campo. Poi come l'anno scorso ha predominato la nostra filosofia, quella di giocare con un turnover a 7 giocatori andata e ritorno in semifinale, tutti hanno dato il loro contributo. Per la squadra B in DR3, la stagione è stata condizionata dal regolamento, comunque si fosse piazzata non avrebbe potuto andare ai playoff. Siamo arrivati quinti, ma anche se fossimo arrivati quarti non avremmo potuto giocarci i playoff. Questo ha condizionato molto e sarebbe ottimo riconfermare un campionato simile, stiamo anche pensando di formare una squadra non con lo stesso nome, proprio per poter eventualmente giocarci i playoff di DR3.»
Lo abbiamo accennato prima, avete interrotto la striscia di Pergine capolista, forse avete condizionato anche l'andamento della seconda fase del campionato della prima della classe. Quanto è stato merito del Civezzano vincere il campionato o demerito del Pergine perderlo dopo aver dominato la regular season?
«Direi 50% e 50% secondo me. Il Civezzano, non solo per la sua crescita, ma da quando ha fatto 2-3 innesti nuovi dalla categoria superiore, non ne ha più persa una. D'altra parte per Pergine, noi abbiamo scalfitto la certezza di vincere una partita. Quando giochi contro noi o i Red Fox Mori, non è facile, siamo squadre che non mollano un secondo e di certo il Pergine ha sofferto questo. Ci fosse stata la finale Pergine-Civezzano, avrei dato per favorita la prima, perché c'era di mezzo anche l'orgoglio del derby. Comunque Civezzano dal punto di vista fisico e di tecnica si è rafforzata durante la stagione. Fino alla partita persa con Mori, davo Pergine per favorita, anche se Civezzano in casa era imbattibile. Civezzano faceva tanti punti per partita e io ho una mia teoria, se in questa categoria passi i 62 punti in una partita, hai il 90% di possibilità di portarti a casa il match, Civezzano ne faceva anche sopra i 70 a partita.»
Valutando in generale la vostra prossima stagione, al di là dell'ufficialità dell'addio di Ropele, ci sono novità per il campionato futuro?
«Noi abbiamo fatto sempre una rosa molto ampia come numeri, quindi non credo avremmo problemi di numeri. Certo perdiamo due pedine importanti Ropele e Morello entrambi play e che hanno sempre dato il loro apporto anche in termini di punti personali, di certo una bella perdita per i Blue Bear. Dovremo cercare di sostituirli al meglio, anche con risorse che abbiamo già, sfruttando meglio le loro caratteristiche e sperare di non avere infortuni lunghi o assenza varie. Con le squadre retrocesse dalla DR1 e alcune concorrenti che si rinforzano, ad esempio i Red Fox con Ropele, non sarà per nulla un campionato facile e di certo più difficile della scorsa stagione.»
In molti stanno dicendo che la DR2 cambia pelle, diventa una sorta di serie D di una decina di anni fa. Anche tu sei dello stesso parere?
«Sono dello stesso avviso, la DR2 va a sostituire la serie D, mentre la DR1 va a sostituire quella che era la serie C Silver, con confronti fra squadre che affrontano anche lunghe trasferte.»
Parlando della DR1 e vedendola da una categoria inferiore, ha fatto bene al basket trentino questa nuova formula, alcune squadre sono retrocesse, una addirittura sparita. Non è che questa innovazione ha fatto più danni che benefici?
«Ha di certo creato un grosso gap fra chi è in alto e le categorie minori. Secondo me il livello corretto di una DR1, dovrebbe essere lo sbocco per i giovani più forti che vogliono allenarsi e giocare bene. Andare a giocare in un campionato lungo e con trasferte onerose per poi prendere bastonate dalle formazioni venete, di certo non fa bene, e ci si stufa subito. Il campionato di Promozione è meno impegnativo, ci si diverte, ci si allena, ma la DR1 è diventata proibitiva anche per via dei costi.»
Tu come ti spieghi invece il grande gap che c'è tra la prima squadra in regione, l'Aquila Basket e il sottobosco di formazioni minori regionali, cosa che in altre regioni non è così evidente?
«Sicuramente c'è la tematica sul bacino dei giocatori, il Veneto ad esempio ha un bacino grandissimo, lo vediamo quando i nostri giovani più forti vanno a giocare fuori regione, si nota da subito la differenza sui numeri. Poi le società fanno fatica ad organizzare la crescita in maniera corretta. Io l'ho vissuta sull'annata di mio figlio che è del 2000 e gioca con l'Arcobaleno, l'annata di Conti, praticamente l'Aquila Basket tende a togliere i giovani più forti dalle varie società trentine, ma così facendo si impoveriscono i vivai delle varie Villazzano o Gardolo, che non potranno mai avere dei giocatori forti in squadra. Non si creano dei gruppi forti che possono crescere, perché i più bravi vanno a fare tornei interregionali e sono staccati dalla realtà di provenienza. Questo secondo me nasce da come vengono gestite le giovanili e dalla mancanza di dialogo fra le varie società. Poi al di là dell'Aquila Basket, noi a differenza di altri non abbiamo una vera storia nella pallacanestro, cosa che invece hanno i altre regioni. Tolti i Piani Bolzano che ha un suo vivaio forte e che è rimasto in zona, non c'è molto in regione. Vedi anche la storia della Virtus Altogarda e di Rovereto, il movimento rispetto al passato non è riuscito a crescere come si sperava.»
Parlando della nuova DR2, le novità sono molte e sembra delinearsi un bel campionato, tu chi vedi come favorite?
«Per la storia, direi il Gardolo. Il Gardolo ha sempre avuto un bel settore giovanile, mi ha stupito molto la retrocessione di quest'anno, quella non era una squadra destinata a retrocedere. perderà di certo dei giocatori, ma rimane la favorita, specie per l'arrivo dei giocatori che aveva in DR3, molti erano sprecati in quella categoria. Poi direi i Night Owls, un po' per l'ossatura della squadra retrocessa, i nuovi arrivi e direi anche l'innesto di alcuni forti che avevano già in DR2 nella scorsa stagione. C'è posto anche per il Pergine, anche se ha perso Margoni, può ancora dire la sua. Io vedo bene queste tre formazioni, alle quali aggiungerei anche i Red Fox Mori-Brentonico, che dandogli il nostro play Ropele si sono rafforzati ulteriormente.»
Cosa manca al basket in Trentino in generale rispetto ad altre regioni? E' colpa della concorrenza di altri sport o cosa?
«Il calcio attrae molto i ragazzini e questo è un punto di partenza importante, poi ovviamente c'è dietro anche la questione economica. In Trentino, soprattutto nelle valli, ci sono numeri molto bassi di possibili giocatori, io lavoro in val di Fiemme, vedo tutti gli sforzi per le squadre della zona a trovare giocatori. Poi una volta che un giocatore finisce le superiori e va all'università, lo perdi perché deve trasferirsi. Ogni anno è difficile ricreare la squadra. però c'è un altro tipo di vantaggio, avendo l'università a Trento, ci sono molti giocatori da fuori che poi si fermano in zona e sono sempre giocatori affidabili, che han studiato da noi e che magari ora lavorano, io di questo ne ho beneficiato, a parte lo zoccolo duro della squadra formata dagli ex del Ravina.»
Torniamo indietro di qualche anno. Come mai la scelta del nome Blue Bear?
«Bellissima domanda. Io ho iniziato agli albori nel 1986 nel Villazzano, prima come giocatore e poi dal 1995 in poi, ho anche gestito la squadra senior. Veniva soprannominata "Vallazzano" ed era anche presente una seconda squadra, l'attuale Blue Bear B in DR3, soprannominata "Birrazzano". Ad un certo punto il Villazzano ci ha comunicato che dovevamo correre con le nostre gambe e arrangiarci. Ci siamo arrangiati e con il loro aiuto abbiamo creato la nuova società, scegliendo come colore sociale il blu, che poi richiamava anche il motto della canzone "il cielo è sempre più blu". La seconda squadra era soprannominata "Birrazzano". Al nostro capitano Riccardo Bonini, che ha la moglie americana, venne l'idea di mettere insieme il colore con la "B" di Birrazzano ed è saltato fuori questo nome, Blue Bear, che univa il colore alla B della seconda squadra, che poi non ha una vera assonanza con l'animale, ma più con l'origine dalla seconda nostra formazione e il suono Beer-Bear.»
Abbiamo accennato alla DR3, formata per lo più da squadre B, voi per esempio, Gardolo o Villazzano. Con una DR2 come si prospetta nella prossima stagione, credi che troverà giovamento questa categoria?
«Secondo me la DR3 crescerà, anche se nell'anno scorso l'ho vista zoppicante, con un gap importante fra la DR2 e la DR3. Credo con una DR2 rinforzata, molti vorranno giocare in DR3 per divertirsi e provare a vincere. Certo il vincolo burocratico di non poter giocare i playoff per le seconde squadre, come noi o Villazzano, non aiuterà molto, arrivare tra le prime quattro e non andare ai playoff non è una cosa bella che aiuta a giocare un campionato per provare a vincere. Stiamo un po' valutando con la seconda squadra cosa fare, se creare un'entità diversa, che possa competere oppure tenere la squadra B e non accedere ai playoff.»
Tornando alla DR2 dell'anno scorso, quale è stato a tuo avviso il quintetto ideale della stagione?
«Sicuramente Margoni del Pergine, Proch Lorenzo dei Red Fox Mori-Brentonico, del Civezzano direi Dapic, il suo apporto da metà stagione è stato importantissimo. Aggiungerei come lunghi senza dubbi e perché sono affezionato, i miei Angelini e Marco Bodini. Come eventuale riserva mi terrei l'altro Proch, Matteo a far compagnia al fratello, sempre dei Red Fox.»
Abbiamo notato che alcuni dei vostri giocatori in panchina, lavagnetta alla mano, danno consigli al resto della squadra, cosa che non vediamo nelle altre squadre. E' una vostra caratteristica?
«Non avendo molto tempo nella vita, io mi sento più un gestore della squadra che un allenatore. Ho alcuni ragazzi in squadra che danno una mano a preparare l'allenamento, ma danno anche un forte apporto strategico in campo durante le partite. Per me è un aspetto molto positivo. I miei giocatori vengono anche da esperienze importanti, Mastrangeli dal Ravina, Bertotti dal Gardolo dove ha anche allenato, dove hanno fatto stagioni importanti. L'apporto di Bisagno in difesa è importantissimo, una sua istruzione data ai colleghi è un qualcosa in più e viene recepito in maniera diversa. Se devo fare una critica ai miei, c'è quella che i miei tendono a fare troppe polemiche con gli arbitri e questo vorrei riuscire a toglierlo in futuro, a volte non serve a nulla e non mi piace e può condizionare negativamente una partita.»
Parliamo un attimo della media punti fatti molto bassa che è una vostra caratteristica peculiare. Sempre margini ridotti e non vi vedo mai dilagare nemmeno contro le più deboli. Ci spieghi questa vostra peculiarità?
«Il primo trucco è avere la miglior difesa del campionato e questo per noi è sempre il primo obiettivo. Stare sempre in partita con la testa. Ad esempio contro il Pergine all'andata in regular season eravamo sotto di 19, per poi arrivare a -3. Una nostra peculiarità è quella di stare sempre in partita, certo segnassimo un po' di più non sarebbe male. Stare sempre in partita e combattere sino in fondo, questa è una nostra caratteristica, mai darsi per persi.»
Veniamo al vostro campo dove giocate in casa, molti dicono che è difficile espugnare il PalaBocchi, è una sua caratteristica o voi in casa avete un qualcosa in più?
«Pensa che giusto o sbagliato che sia, noi negli ultimi tre anni non abbiamo mai difeso a zona, ma sempre a uomo. Quindi a uomo ti condiziona sempre a tirare con l'uomo davanti. Mettici che le percentuali al PalaBocchi è più difficile e la palestra è leggermente più scura sembra più piccola, forse condiziona molto.»
Novità nella formazione che affronterà la prossima stagione, qualche nuovo innesto in squadra?
«Per intanto soltanto un ritorno, un playmaker, Giorgio Dallaporta, che si era trasferito a Merano per lavoro, un giocatore storico per i Blue Bear. Stiamo cercando qualcuno per ringiovanire la squadra, ogni anno che passa diventiamo più vecchi e qualche innesto non farebbe male, anche se sono convinto che i miei possano dare ancora di più quest'anno rispetto alla stagione appena terminata. Un play e un giovane non guasterebbero in più.»
Ma voi come Orsi, la sognate la DR1 o è una cosa impensabile?
«Impensabile, sin da quando abbiamo ottenuto i diritti. Noi siamo una società autogestita, che vive sulle quote pagate dai ragazzi per giocare. Così riusciamo a stare in DR2, la DR1 necessiterebbe di molti soldi in più, anche solo per tesserare i giocatori. Non ne vale la pena, sarebbe lontano dalla nostra filosofia.»
Qualcosa per concludere la lunga intervista?
«Volevo chiudere parlando dei tre momenti più importanti della mia storia nel basket trentino nel campo dei minors. I momenti topici sono stati nel 1986 nel Villazzano da giocatore, dal 1995 al 2011 sempre nel Villazzano come giocatore e allenatore con tante soddisfazioni e poi dal 2011 con la nostra creatura Blue Bear. Anche l'aver giocato e vinto contro mio figlio nel 2018 è stato un bel momento, se poi aggiungo i due campionati vinti in Promozione, con le due coppe belle in vista in casa, questi i momenti più importanti della mia storia nelle serie minori.»