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Divisione Regionale 2

Andrea Bianchi ci parla delle Volpi Rosse

Andrea Bianchi, ex San Marco Rovereto e Apecheronza, attuale presidente dei Red Fox Mori-Brentonico, ci svela le sue sensazioni e ci racconta cosa batte nel cuore delle “Volpi Rosse”, formazione che ha emozionato e ben figurato nella stagione appena terminata, arrivano al secondo posto dopo un campionato avvincente.

Direi che possiamo rompere il ghiaccio parlando della stagione appena passata, possiamo fare un bilancio sul campionato appena terminato?

«Intanto faccio un passettino indietro. Il nostro è un progetto nato nel 2019, anno pre Covid, quando un gruppo di ragazzi, fra cui il sottoscritto, staccatosi dal mondo Apecheronza Avio per cambio generazionale della prima squadra, non stanchi e stufi del basket, abbiamo rilevato la vecchia società di Mori-Brentonco, che veniva dalla fusione di due vecchie società ed era dormiente da anni, semplicemente non svolgeva attività. Fra l’altro la nostra è una delle poche società in Italia che ha sede in due diversi comuni. Abbiamo cambiato il nome per dare un nuovo seguito. Nata un pò per caso, per non far smettere a noi di giocare a pallacanestro. In realtà con il primo anno di Covid, abbiamo interrotto il progetto, giocavamo in Promozione Silver che eravamo in testa, sarebbe stato molto bello chiudere il primo campionato con un trofeo in bacheca, infatti abbiamo l’amaro in bocca per quanto è successo nel 2020. Poi ci siamo strutturati un pochino nel tempo, l’Apecheronza ha poi interrotto l’attività nei senior con la prima squadra e ci siamo ritrovati un pò tutti. Sono due anni che stiamo facendo un campionato competitivo per la nostra categoria, coronato due secondi posti, che vediamo come due successi piuttosto che due sconfitte. La soddisfazione di aver riempito la palestra in casa a Mori, che non ha mai avuto una tradizione cestistica, è una cosa che ci ha inorgoglito.»

Secondo posto in classifica per due anni consecutivi e avete rinunciato in entrambe i casi a fare la richiesta per il salto di categoria. La DR1 al momento è troppo impegnativa per voi?

«La DR1 ex serie D, è un campionato che è cambiato molto negli anni. Da campionato regionale è diventato interregionale e a prevalenza veneta. Al di là delle ragioni logistiche o di numero di giocatori, è ancora un problema di costi e di strutture. A Mori, comune di 10.000 abitanti, c’è una sola struttura che dobbiamo dividerci con altre realtà. E’ in costruzione una nuova struttura che affiancherà quella attuale. Il discorso economico ci accomuna ad altre realtà trentine, poi noi non abbiamo un settore giovanile, anche se in comune con l’Apecheronza di Avio abbiamo un centro di mini basket a Mori, gestito in collaborazione fra le due nostre società. A noi piacerebbe fare di più, avere squadre under, ma la vicinanza di Riva e Rovereto ci creano concorrenza, anche se collaboriamo con i nostri vicini. Al momento è insostenibile per noi fare la DR1, ci piacerebbe tanto non fosse così, ma comprometterebbe la stabilità della nostra realtà.»

Parlando dell’insostenibilità della DR1 ex serie D, in questi anni sono sparite società come il GS Riva, retrocesse altre come Maia Merano, e quest’anno il trio importante formato da Europa Bolzano, Night Owls e il Gardolo, per anni considerata una delle formazioni di riferimento per la ex serie D. Alla luce di questo, quanto diventerà centrale la DR2, massima serie per le formazioni regionali?

«Riprendo il discorso fatto da Mauro Pederzolli presidente della federazione basket trentina fatto al termina della finale di DR2. E’ chiaro che è un peccato che la serie D sia cambiata così drasticamente. La nuova DR1 ha una sostenibilità economica diversa, il passo fra la DR1 e la DR2 è importante. Se una volta i giovani andavano a giocare in D, oggi il campionato di DR2 sarà più interessante, più strutturato, al momento con 12 squadre e con i nomi presenti, sarà il campionato centrale della basket trentina. Il rischio di costruire una squadra per la DR1 è fattibile, ma salvarsi diventa difficile, anche il meccanismo è crudele, le prime si salvano, le altre poi in seconda fase si finisce in un calderone che è anche pericoloso e le possibilità di retrocedere sono elevate. Il movimento trentino del basket, non può facilmente competere con quello veneto, lo si è visto in questi ultime due stagioni, solo alcune se la possono giocare.»

Cosa servirebbe in più alle formazioni trentine per competere meglio in DR1, al di là di risposte ovvie come quella che può riguardare il budget economico?

«Il budget sicuramente conta. Però posso portare l’esempio del Rovereto, che negli anni ha lavorato in una certa maniera e si sono trovati una squadra competitiva che ha saputo far bene in DR1. Poi non riesco a concepire come una regione dove c’è una squadra in serie A e a buoni livelli come l'Aquila Basket, non abbia portato in provincia un beneficio ai livelli inferiori. In altre regioni, attorno a formazioni di serie A, ci sono varie realtà minori che funzionano, ma in Trentino non c’è stato l’effetto cascata. Non c’è una squadra satellite dell’Aquila Basket in serie minori. Vedendo come è seguita l’NBA, anche in regione, l’effetto cascata non c’è stato e non riesco a darmi una spiegazioni. Sarebbe l’interesse di tutti, Aquila Basket compresa, che le formazioni regionali crescessero. Poi sono scomparse realtà semi professionistiche come Riva del Garda e Manica Rovereto, che avrebbero permesso a tanti giovani di crescere.»

Cambiamo completamente argomento. Perché la scelta del nome Red Fox?

«Noi siamo tutti molto affezionati al nostro territorio. Volevamo associare questa scelta con un animale del territorio e avevamo notato che la volpe non era associata a nessuna realtà del basket. La volpe ci piaceva, è un animale simpatico e anche nella scelta del logo, abbiamo fatto una cosa molto americana. In regione nessuno, salvo in ambito hockey a Bolzano, aveva questo animale associato al proprio nome e quindi è stato molto naturale scegliere quel nome.»

Mettendo due nomi sul tavolo, quali sono le favorite per la vittoria finale in DR2 nella prossima stagione?

«In primis, mi viene in mente la delusa di questa stagione, il Pergine, sopratutto se mantiene il roster della scorsa stagione. Se perde pezzi, allora non sarà fra le pretendenti. Poi ovviamente le tre retrocesse Europa, Gardolo e Night Owls, vorranno di certo riscattarsi. Essendo poche le formazioni trentine in DR1, molti giocatori dovranno giocare in DR2 e il livello del campionato si alza per forza di cose. Ad una delle retrocesse, dopo un anno parcheggiata in DR2, ternerà di certo il salto di qualità. Noi vecchie ci siamo, forse dovremo fare un passo indietro, ma sarà bello e divertente. La DR2 non sarà di certo paragonabile con la Promozione Gold di qualche stagione passata. Qualche anno fa si faceva un allenamento alla settimana, ora sono triplicati.»

Parlando di vostre faccende interne, conferme, novità nel roster?

«Lo zoccolo duro è confermato. Rientro io in campo, dopo essere stato un anno a Mantova per motivi di lavoro. Eravamo un pò scoperti nel ruolo dei playmaker, quindi ci serviva qualcuno in quel ruolo. Il basket della nostra serie è cambiato, bisogna pressare a tutto campo, qualche anno fa non succedeva. Ci sono voci di qualche giocatore interessato, ma non possiamo dire nulla. In panchina a livello di coach ritorna Davide Tranquillini, dopo un anno sabbatico perché gli era nata la terza figlia, al posto di Ziggiotto. Sul medio termine siamo una delle squadre più anziane, quasi tutti sopra i 30 anni. di certo dovremo cambiare pelle fra qualche anno, ci sarà un cambio generazionale, dialogheremo con Rovereto e pescheremo nelle giovanili dell’Apecheronza, penso al caso della scorsa stagione di Luca Deimichei

Per lasciarci come vuoi concludere?

«Della nostra società piace parlare del futuro piuttosto del passato o del presente. Sul nostro territorio stiamo inaffiano il terreno, l’ambizione è quella di crescere, ovviamente speriamo di collaborare con le altre formazioni del basso trentino. ci piacerebbe ci fosse una squadra della Vallagarina ad un livello più alto e più squadre nelle serie regionali, oltre ad un settore giovanile più florido. Mi piacerebbe confermartelo fra qualche anno in una nuova intervista, vorrebbe dire che abbiamo lavorato bene in questo ambito.»

Autore
Sandro Botto
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