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Intervista tripla in casa Fisiolab Europa

Siamo andati a trovare la capolista Fisiolab Europa Basket, realizzando una intervista a tre. Doveroso porre qualche domanda al capocannoniere del campionato, l’esperto Angelo Milone, che aveva attaccato le scarpe al chiodo, ma che per amore di questo sport è tornato in campo. Sentiremo anche il capitano di questa squadra, un coach mancato, Emanuele Ciriaci, colui che ha convinto Milone a vestire i colori della squadra bolzanina e poi un doveroso scambio di battute con il coach Alessandro Capon.

Angelo, com'è stare in cima alla classifica, sia quella marcatori che quella per società?
«Se siamo in cima, non è solo grazie ad Angelo Milone, che realizza tanti punti, ma è grazie alla squadra che lo aiuta e lo mette in condizione di fare tanti punti e di conseguenza i risultati arrivano. Ad inizio stagione ci siamo posti un obiettivo preciso: quando sono arrivato ci credevano e non ci credevano, ma le tante vittorie di seguito e la posizione hanno fatto sì che ora tutti ne siano convinti. Ora non bisogna sottovalutare gli avversari o abbassare la guardia. Non è la prima volta che mi trovo in alto in classifica e so per esperienza che anche l’ultima, con tutto il rispetto, può creare problemi e farci lo scherzetto. Non c’entra nulla con la nostra serie, ma la recente vittoria in coppa di Sassari ne è la dimostrazione e chiudo la parentesi».

L’anno scorso non fu un campionato così equilibrato, ma quest’anno, complice anche il tuo arrivo e quello di altri giocatori, il livello generale è cresciuto parecchio. Oltre a quello che abbiamo denominato “G5” (le squadre di testa) i Piani Junior sono una squadra da non sottovalutare. Cosa te ne pare?
«Ad inizio stagione credevo nemmeno che avrei indossato le scarpette, ma le insistenze di una persona in particolare (il capitano Emanuele Ciriaci, nda) hanno fatto sì che conoscessi il presidente della società e che scegliessi di proseguire. Mi trovavo a Bolzano, perché mi ero trasferito qui, e loro lo sapevano. Io l’anno scorso non c'ero e non come siano andate le cose. So che il Cus ha vinto la finale. Quest’anno vedo bene Rovereto, che ha dei buoni giocatori, alcuni sono di livello superiore, hanno giocato anche con me. Niccoli, Tedeschi e Paissan non sono male, il coach Ferraglia ne sa di basket e quindi la vedo molto bene. Mi piace anche Gardolo, Ravina, che ha dei volponi come Zini e Andreotti, mi piace il loro coach Ravagni per il modo in cui organizza la squadra. Anche il coach del Gardolo mi piace. Il Cus un po’ mi ha deluso, credo che ogni anno sia interessato da rivoluzioni di formazione dovuti alla sua struttura societaria. Certo è che nei play off la musica cambierà, non si potrà più sbagliare e darò fastidio ai miei compagni per trovare la giusta concentrazione. Le squadre che arriveranno ai play off saranno gasatissime e faranno di tutto per battere la prima in classifica».

Ti abbiamo definito il primo della classe, sei un nome conosciuto e sei anche il capocannoniere. Hai già giocato contro tutti, oltre ai tuoi compagni di squadra, chi vedi bene in questo campionato?
«Ci sono due giocatori di Gardolo che mi piacciono tanto, Valer e Bailoni. Se qualcuno investirà su di loro e gli spiegherà bene come si sta in campo miglioreranno molto. La palla la sanno tenere in mano bene, serve che qualcuno investa tempo per portarli al salto di qualità. Poi c’è Kantioler del Bressanone, non è giovanissimo come i giocatori del Gardolo, è un po’ più grandicello, ma ci sa fare molto ed è secondo in classifica marcatori. Devo elogiare anche i nostri ragazzi, non saranno grandi talenti, ma fanno tanti sacrifici, dove non arrivano con la tecnica arrivano con i sacrifici. Mi spiace che non sia in campo Ludovico Cibien dei Piani, giovanissimo e di talento, so che ha lasciato e gli hanno fatto perdere gli stimoli: ho parlato di lui alla mia società, sarebbe bello recuperarlo, specie in visione di un possibile salto di qualità, spero che possa leggere questa intervista».

Parliamo di questo aspetto, siete in testa con un vantaggio di quattro punti, già matematicamente almeno al sesto posto e con la possibilità di concedere minutaggi minori a giocatori come Milone. Un bel vantaggio no?
«Ne ho già parlato con il coach, gioco già un po’ di meno, ma non accetto di stare in panchina, per una questione di rispetto nei confronti dell’avversario. Se giochiamo contro l’ultima e la battiamo di soli 10 punti mi sembra antisportivo, se la differenza è di 30 o 40, i cambi ci devono essere: sarebbe come prendere in giro l’avversario non schierare i più forti. I play off sono un’altra storia, si azzera tutto, mi auguro che non si verifichi un calo, sono ragazzi grandi, non ti trovi molte volte così in alto in classifica e credo che vogliano incoronare un sogno».

Ti chiediamo di essere sincero, questa squadra è attrezzata per il salto di categoria in C2?
«Sincero come sono sempre stato... direi di no. Va rinforzata. In C2 ci sono stranieri buoni, io ci ho giocato e l’ho vinta in Puglia, c’erano americani e argentini buoni, che ben figurerebbero in serie B. sicuramente bisognerebbe ripensare la formazione per quel tipo di campionato. Di queste cose però se ne occuperà la società».

Sinora un’unica sconfitta, contro il Cus. Qual è la squadra che ti ha impressionato di più, visto che le hai già incontrate tutte almeno due volte?
«Per quanto riguarda l'esperienza direi Ravina e Rovereto. In quanto a freschezza e forza fisica il Gardolo. Abbiamo perso con il Cus, non voglio cercare scusanti, ma noi eravamo in condizioni particolari per via delle assenze. Mancavano Bazzan, Gaye, mancavo io, non voglio toglier nulla al Cus, i 43 punti che ci han rifilato c’erano tutti, ma noi non eravamo nel momento migliore e loro si sono esaltati in quella partita».

Il marcatore che ti ha disturbato di più in questo campionato?
«Direi il volpone del Ravina Zini, è un gran rompiscatole. Siamo amici, abbiamo giocato e vinto anche assieme, c’è rispetto fra noi e in allenamento ci marcavamo. Ogni volta che gioca contro di me si esalta».

All’andata contro Gardolo fuori casa, stavate perdendo verso fine partita, tutti sembravano rassegnati, ma uno non ci stava ed è proprio davanti a me: Angelo Milone. Cosa ti ricordi di quella partita salvata all’ultimo istante?
«La freschezza del Gardolo, l’orario: giocando alle 21 e un quarto i ragazzi di Gardolo sono freschi. Noi abbiamo compouto qualche errore e loro si sono gasati, abbiamo perso tanti rimbalzi, colpa anche dell’assenza di Bazzan. Ho strigliato i miei compagni, non bisognava uscire sconfitti. Questa partita è stata un mattoncino importante per il campionato. Io non ci sto a perdere, l’ho imperato a Brindisi, neanche a carte ci sto a perdere. In Puglia quando non c’era la signora che lavava i piatti, ci giocavamo a scopa questo compito e io non volevo perdere, quindi davo il massimo sempre».

Angelo, parlaci del tuo modello di squadra e di giocatore?
«In squadra ho avuto un esempio da seguire, come Mario Bon del Bologna. Il mio idolo, che ho avuto la fortuna di conoscere, è Ginobili e se non mi vedi giocare con il numero 4 gioco con il numero 20 in suo onore. Per me è il numero uno. Invece la mia squadra del cuore sono i Chicago di Michael Jordan. A livello si serie A, adoro il Sassari, ma non mi piace molto la serie A, perché ci sono pochi italiani, è zeppa di stranieri e non permette di crescere ai nostri e non aiuta il movimento».

Come vedi la squadra più forte della regione, l’Aquila Basket?
«La vedo benissimo, mi sono trovato a mio agio con loro e conservo un gran bel ricordo. Un gran allenatore e buoni dirigenti, secondo me ha tutto per fare il salto di qualità ed andare in serie A. Forse fu un errore lasciare andare via Buscaglia, dicendo che un ciclo era finito».

Il futuro di Milone, quando smetterà con il gioco del basket?
«Vorrei fare l’allenatore, credo che potrei cominciare come vice. Farei una cosa che non fa nessuno, lavorando sullo specifico individuale, come i tanti sacrifici fatti quando ero a Brindisi».

Passiamo ora al capitano, possiamo anche dire "vice-coach", visto l’entusiasmo che ci mette quando è in panchina e anche che si occupa di pubbliche relazioni. Com’è sentirsi in cima alla classifica?
«Direi che l’altitudine può dare alla testa, la squadra si comporta bene, il gruppo è stato costruito bene, prima della stagione, e ora gioca davvero a buoni livelli. Alcuni ingressi hanno fatto la differenza, Milone, Gaye e Dimitri Klyuchnyk (il trio delle meraviglie ndr). Poi ci sono anche gli storici della Fisiolab, Ronconi, Toniatti, Bazzan, io e Baroni e anche i più giovani che vanno a mettere in condizione gli attaccanti di fare tutti i punti sinora realizzati». 

Chi vi ha fatto più paura fra le avversarie?
«La partita con il Cus non possiamo dimenticarla, abbiamo subito molto, non eravamo ancora in piena forma e al completo. Dal punto di vista del gioco e completezza dei reparti, direi Rovereto, con la quale abbiamo vinto fuori casa all’ultimo secondo, ma devo anche dire che in casa li abbiamo lasciati a 20 lunghezze».

L’anno scorso il campionato non era così bello ed equilibrato, dominato da due squadre. Quest’anno sono almeno sei quelle pericolose, che mi dici?
«Sicuramente sono tutte attrezzate, il Cus è in continuo cambiamento per via degli universitari al suo interno. I Piani Bolzano sono forti, vengono da cinque vittorie di seguito, possono impensierire chiunque. Mi aspetto un terzo girone molto combattuto, dove le prime della classe perderanno punti per strada, ma mi auguro accada alle altre».

Dovessi decidere, vista la buona situazione in classifica, nelle partite più abbordabili lasceresti in panca Milone per preservarlo in vista dei play off?
«Diventerebbe comunque un problema da gestire, meglio tenerlo in campo. Nella partita contro il Bressanone lo abbiamo lasciato più a riposo rispetto alle altre partite, ma non farlo giocare sarebbe un peccato. È giusto che anche gli altri giocatori portino un po’ la carretta».

Conosciamo la tua propensione a vestire i panni di coach, quali tra i giocatori della serie D ti porteresti in squadra in un eventuale campagna acquisti, magari un giovane e un esperto?
«Come esperto, magari non giovanissimo, il miglior numero 4 in circolazione, Kantioler del Bressanone, anche per un eventuale salto in serie C2, portarselo a casa sarebbe importante. Fra i giovani, chi mi ha impressionato è Bailoni del Gardolo».

Se la Fisiolab riuscisse a salire in C2 cosa cambierebbe?
«Dal punto di vista finanziario bisognerebbe attivarsi immediatamente, sia con gli sponsor sia con i finanziamenti. Dal punto di vista dei giocatori, forse tolti 2 o 3, per gli altri sarebbe utile una collaborazione con i Piani, qualora se rimanessero in DNC: si potrebbe pescare fra quelli che non trovano posto in quel campionato, penso ai vari Allen, Bazzan o Pizzo, che possono entrare in un ottica di collaborazione».

Altra domanda, magari un po’ scontata. Quanto questa squadra è Milone dipendente?
«Molto, moltissimo. Non possiamo nasconderlo. Siamo Milone dipendenti, ma la squadra esprime un proprio gioco e fortunatamente abbiamo due esterni forti come Gaye e Ronconi e un lungo dominante, Klyuchnyk, che vanno spesso sopra i dieci punti a partita».

A tuo avviso, chi ha creato più problemi a Milone?
«A livello di giocatori nessuno, ma a livello squadra direi il Ravina, ha un bel metodo di gioco e ci hanno messo in difficoltà. Abbiamo vinto per una invenzione di Milone, complimenti davvero al loro coach, sa davvero come mettere in campo una squadra».

Concludiamo la lunga intervista passando la parola al coach Alessando Capon. Cosa ci dici al riguardo di questa fantastica stagione?
«Sapevamo che sarebbe stato un campionato difficile. Guardare la classifica dall’alto è bello, forse anche inaspettato, ma non possiamo rilassarci e lasciare nulla al caso. Ci sono squadre come Gardolo, Ravina e Rovereto che sono molto forti e non possiamo sottovalutarle: in qualsiasi momento ti possono "rubare" la partita».

La squadra che ti ha impressionato di più sinora?
«Ravina di certo, sanno giocare, hanno giocatori esperti come Zini e Andreotti, sanno rallentare ed accelerare il gioco a piacimento, sono messi bene in campo e hanno costretto agli straordinari Milone quando li abbiamo incontrati».

Rovereto è la vostra vera antagonista?
«Direi di si, hanno giocatori di esperienza ed è la nostra vera antagonista. Nicoli, Tedeschi e Paissan sono tre ottimi atleti, come  i nostri MiloneGaye e Ronconi, poi a volte si vince per singoli episodi o giornate storte».

Dimmi i nomi di due giocatori avversari che vorresti portarti via per un eventuale futuro?
«Nicoli del Rovereto, come giocatore d’esperienza, e poi il numero 10 del Ravina, Andrea Agostini, molto tecnico e forte».

Potresti fare a meno di Milone?
«Direi di no, questa è una squadra che lo ha fortemente voluto sin dalla pausa estiva per compiere un salto di qualità».

Dalle tue parole si nota l’intenzione di voler fare il salto di categoria, è vero?
«Si, i sacrifici compiuti dalla società si giustificano solo con il salto di categoria, il secondo posto in finale sarebbe una sconfitta, lo dico dall’inizio ai ragazzi e detto pure nella conferenza stampa di inizio campionato».

Ma questa squadra sarebbe in grado di affrontare la serie C?
«Qui si apre un discorso molto ampio, forse 2 o 3 dei miei sarebbero in grado di affrontare la serie C veneta. Con nuovi innesti, come magari un Kantioler o altri magari dai Piani, si potrebbe anche disputare degnamente il campionato».

Qualche infortunio durante la stagione, Gaye già due volte, Ciriaci prima. Come vedi la cosa?
«Si, anche Milone con il mal di schiena, Gaye problemi a caviglia ed inguine. La rosa lunga ci ha aiutato e i ragazzi han sempre stretto i denti». 

Cosa vuoi dirci per concludere?
«Credo che dovremmo stare attenti ad un possibile rilassamento in fase finale, magari alcuni non sono abituati a stare in cima alla classifica. Con i play off tutto si azzera, ma nessuno ci regalerà nulla».

Autore
Sandro Botto
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