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Il personaggio

Andrea Munari, la guardia in "doppia cifra"

Nella vita di tutti i giorni è un grafico. Ma quando calca il parquet di un campo da basket si trasforma in una macchina da punti.
Con una media di trenta punti a partita, che mantiene costante negli ultimi due anni, Andrea Munari si conferma il bomber più prolifico della serie D di basket. Con quante triple? Parecchie... e la differenza con altri giocatori del campionato regionale si sente.
«I tiri dai 6 e 25 sono sempre stati il mio punto forte - ha commentato Andrea, guardia del San Marco Rovereto - è un dono di natura che cerco di valorizzare il più possibile».

Precisiamo che la testa della classifica marcatori è condivisa con Eljan Bumbli (Te Quiero Te Amo): punto su, punto giù, partita dopo partita, i due si alternano al vertice. Chi la spunterà a fine campionato? A favore di Munari gioca il fatto che è stato leader della classifica marcatori anche nella passata stagione.
Guardia di 183 centimetri, Munari è un abile e veloce contropiedista. Sa gestire bene il gioco, anche se qualche volta gli è stato rimproverato di essere troppo innamorato della palla per passarla ai compagni: «Forse qualche anno fa, quando avevo meno sale in zucca e pensavo di più allo score personale – ha ammesso – Ma adesso direi proprio di no, penso principalmente al risultato della squadra. Certo, se ho la possibilità di andare a canestro non mi tiro indietro, ma lascio anche agli altri le occasioni per realizzare».

Nonostante Andrea sia uno dei migliori realizzatori del campionato, la sua squadra si barcamena nelle posizioni di rincalzo della classifica. «Abbiamo tanti giocatori giovani, che devono fare ancora esperienza e questo a volte ci penalizza (come nell’ultima gara persa di 2 allo scadere ndr). Ma questo sarà anche il nostro punto di forza in chiave futura, perché potremo contare su una squadra affiatata e compatta, composta da giocatori che si trovano ad occhi chiusi. Possiamo essere ottimisti».
Nell’ultima partita, persa per un soffio contro il Charly Merano, Munari ha realizzato ben 31 punti con ottime percentuali, con 13 su 13 ai liberi e piazzando 4 triple senza una sbavatura.
Andrea è unito al San Marco Rovereto da un profondo legame, iniziato già dal minibasket e proseguito poi con tutte le serie giovanili. Non sono mancate annate brillanti in C2 quando il team roveretano era al suo massimo splendore. «Però non giocavo tutta la partita, spesso stavo in panchina perchè ero giovanissimo e non avevo ancora esperienza» – e a vedendolo giocare adesso si può dire che gli anni di gavetta gli hanno fatto bene. Da qualche anno, poi, ha scelto la serie D, che, volenti o nolenti, può essere un buon compromesso per tenersi in forma e praticare il proprio sport preferito.
Ma con questo curriculum cestistico, Munari non vale forse qualcosa di più? Per esempio una serie C se non addirittura la B2, sia pur con un piede in campo e uno in panchina? «Qualche offerta è arrivata in passato dalle squadre maggiori e mi è stata riproposta anche all’inizio di quest’anno – ha confermato il giocatore roveretano - Per motivi personali e di lavoro – e chissà, forse anche di “prestito“ da parte della società aggiungiamo noi - ho preferito rimanere nelle fila della squadra in cui sono cresciuto».
Assieme al “veterano” Massimiliano Pinzetta, al capitano Davide Slaghenaufi e a Tommaso Ortolina (braccia rubate al nuoto e caviglie massacrate - direbbe la sottoscritta - come pure il fratello maggiore che è finito a tirar sberle a un pallone alla Sisley Treviso, dopo aver vinto i titoli italiani nel dorso), Munari è la forza trainante della squadra. «A seconda della partita – ci spiega – assumo il ruolo di play o guardia: dipende da come sto in campo e da chi costruisce il gioco. Dei miei avversari stimo il gioco di Pedrotti (Cus Trento) e di Simone Delibori (Basket Pergine)».
Ma chi è Munari in realtà? Andrea è nato il 16 febbraio di 24 anni fa (a proposito, auguri!). Una vita trascorsa tra gli allenamenti a canestro e la chitarra elettrica a suonar con il complesso del liceo.
Adesso si allena tre volte alla settimana, a cui aggiunge la partita del sabato. «E sinceramente non ho tempo di far altro, se non mantenere viva la mia passione per la musica rock. Quando posso gioco a calcio con gli amici e d’estate il basket giocato nei campetti e i tornei 3 contro 3 sono il massimo per divertirmi senza pensare troppo alla competizione. E poi mi piace leggere fumetti, andare al cinema e fare fotografie. Non c’è troppo feeling, invece, con gli sport sulla neve».
Nessun infortunio serio in carriera, se non una brutta caduta in campo, un giorno, che gli ha fatto battere la testa. Le ginocchia, per sua fortuna, sono ancora tutte intere. «Ma quando gioco prendo tante di quelle botte in campo che esco distrutto. Non sono proprio un mastino, né come fisico, né come modo di giocare».

[di Silvia Gadotti]

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