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Il personaggio

Stefano Bovo, l'inatteso rimpatrio

Stefano Bovo è un’ottima guardia, annata 1985, con la particolarità di aver girato gran parte del nord Italia grazie a questo magnifico sport che è il basket. Da poco è tornato a giocare a Bolzano, la sua patria.
Quando hai lasciato l’U.S. Piani Bolzano per approdare in una categoria superiore?
«Fino a 17 anni ho sempre giocato qui a Bolzano, dopo di che io e Lorenzo Bazzan siamo stati chiamati a Rovereto nel Manica di coach Lasi, in C1. Lorenzo lo considero come un fratello maggiore, visto che con lui sono cresciuto molto».
Cosa hai condiviso e cosa condividi tutt’ora con lui?
«Con Lorenzo, oltre ad aver giocato a Bolzano e Rovereto, abbiamo vissuto un episodio curioso: lui giocava a Cremona, in C1, ed ero andato a trovarlo per tre giorni: appena l'ho incontrato mi aveva detto che doveva fare un provino per Casalpusterlengo, squadra di B1. Io ero sprovvisto di abbigliamento per giocare e allora sono andato a comperarmi qualcosa per parteciparvi anch’io. Dopo aver acquistato il necessario in fretta e furia abbiamo potuto entrambi prender parte a questa specie di allenamento. Io sono stato preso per tutte e tre le formazioni (B d’Eccellenza, C1 e squadra giovanile), mentre Lorenzo ha detto no alla C1 offertagli, perché aspirava alla serie B e in fondo a Cremona stava bene, quindi ha preferito rimanere dov’era. Casale è stata un’ulteriore svolta alla mia carriera».
Ma andiamo per gradi: come è andata a Rovereto?

Stefano Bovo
Stefano Bovo

«La due stagioni di Rovereto sono state buone, vista la promozione dalla C1 alla B2 e la vittoria della prima Coppa Italia di una squadra trentina. L’anno successivo l’ha vinta Trento – scherza – ma la prima è quella che conta…».
Successivamente Casalpusterlengo e Bergamo. Gioie e dolori?
«A Casale ho praticamente vissuto giocando a pallacanestro, il mio tempo libero era molto poco. Lì ho anche conosciuto il mio attuale procuratore, Vittorio Gallinari. Fra l’altro, ho un piccolo rammarico che è quello di essere arrivato a Casale l’anno dopo che suo figlio Danilo è passato a Pavia, in A2. Fra giovanili, C1 e B d’Eccellenza sono cresciuto molto sotto tutti i profili, mentre a Bergamo, B2, ho vissuto l’altra faccia del basket. Eravamo una buonissima squadra, ma molte scelte sbagliate hanno compromesso l’intera stagione, terminata con la retrocessione in C1. È stato un anno orribile, pian piano abbiamo iniziato a perdere tutti i senior per salvare l’allenatore, ma a quanto pare questa scelta della dirigenza non ha pagato. A Bergamo ho conosciuto il mio giocatore preferito, Andrea Guffanti, giocatore che dà l’anima in campo… e fuori».
Cosa ti aspetti da questi mesi a Bolzano?
«Beh innanzitutto mi sto preparando per il torneo "tre contro tre" di San Giacomo, nella speranza che il Gufo (Andrea Guffanti ndr) accetti di giocare con me. A parte gli scherzi, in questo finale di stagione dovremo gettare le basi per un buon campionato. L’obiettivo è vincere, ma sarà sicuramente dura. Ce la metteremo tutta».
Finora hai disputato un’unica partita, che è stato il derby vinto contro il Bolzano Südtirol. Come ti è parso il ritorno al basket giocato dopo un breve periodo di inattività?
«Una bella sensazione. Mi sembrava strano tornare in serie D, ma devo ammettere che mi sto divertendo molto, e giocare col sorriso è sicuramente un ottimo modo per crescere ancora. Per quanto riguarda il match in particolare, si dice dei miei modi di fare durante le partite ma sinceramente secondo me erano gli altri a parlare. Nel senso che io ho fatto il mio per la mia squadra, ho incitato e mi hanno incitato. E’ anche questo il bello del basket».
Come mai il ritorno a Bolzano?
«Sinceramente la stagione di Bergamo, massacrante psicologicamente, mi ha fatto pensare molto. Il basket è uno sport senza certezze. Ho scartato subito le offerte dal sud Italia per lo studio. A Bolzano ho fatto alcuni allenamenti prima di iniziare a giocare regolarmente. Mi è stato chiesto di rimanere due stagioni, ma non ho potuto accettare perché magari, per la prossima annata riceverò un’offerta importante da qualche categoria superiore, oppure andrò in Erasmus da qualche parte, per cui ho accettato di restare fino a giugno. Voci dicono di un ritorno di Bazzan ai Piani già dall’anno prossimo. Dovesse tornare credo proprio che rimarrei qui anch’io. Lui è molto attaccato alla famiglia: ora gioca a Campobasso, luogo sicuramente lontano da casa sua. Chissà, magari tornerà davvero».
Vita privata?
«Ti cito sicuramente Paola, la mia ragazza. Mi dice – scherza – che quando mi intervistano non parlo mai di lei, quindi ne approfitto. L’ho conosciuta quando giocavo a Casalpusterlengo. Lei è di Milano e ora che faccio Giurisprudenza a Trento la vedo nel tempo libero. Da quando sono iscritto all’università gioco anche con la squadra del Cus con i vari Morghen, Todeschi, Paissan e sono molto felice per il mio ritorno in terra trentina».

LA SCHEDA DI STEFANO BOVO

Nome: Stefano
Cognome: Bovo
Soprannome: Ste, Steve, Raul
Squadra: U.S. Piani Bolzano
Ruolo: 1, 2, 3... se serve anche 4
Numero di maglia: di solito 8, quest'anno 6, speriamo bene
Residenza: Bolzano
Data di nascita: 28 gennaio 1985
Segno: acquario
Altezza: 1,94
Stato civile: celibe
Squadra del cuore: la Longobarda
Idolo: mio fratello
Hobby: tennis
Canzone preferita: The way I are
Film preferito: "Ogni maledetta domenica", "Il Gladiatore", "La leggenda del pianista sull'oceano"
Libro preferito: "Il pendolo di Foucault"
Piatto preferito: tortelli alla zucca
Sogno nel cassetto: Andare sulla luna
Stagione migliore: a livello di risultati sicuramente Rovereto (C1), Coppa Italia e Promozione
Miglior partita giocata: non sta a me giudicare
Personaggio più importante incontrato in carriera: "super" Mario Boni,"Checco" Vescovi, Carlton Myers, Stefano Attruia

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