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C femminile

Il punto sul campionato da parte di coach Valentina Ciech

Nella pausa natalizia abbiamo incontrato Valentina Ciech, coach del Belvedere Ravina Basket femminile per fare un po’ il punto della situazione sulla stagione della squadra in serie C.

Per rompere il ghiaccio, chiediamo una tua impressione sulla prima parte di questo campionato, cosa puoi dirci?

“Sicuramente molto equilibrato, soprattutto nella parte in basso della classifica. A parte le due prime in classifica, che sono le più forti e hanno il roster più lungo e competitivo. Dalla quarta sino all’ultima più o meno gli equilibri sono identici. Cambia soltanto chi riesce ad esprimere il miglior basket, o come per il nostro caso, a causa dei grossi cambiamenti nella formazione, non siamo ancora riusciti ad esprimerci al meglio. Abbiamo rinnovato buona parte della formazione ed io per prima in panchina.”

Prima di allenare il Belvedere che squadre hai allenato?

“Io vengo da Rovereto, dove ho fatto tutte le giovanili e nell’ultima parte del campionato ho preso in mano la squadra in serie C avendo smesso di giocare. Anche se ogni anno cambia il valore della serie C, non si mai contro chi si va a giocare.”

Quanto è dura competere contro le formazioni venete?

“Molto, perché loro sono più abituate a competere e all’agonismo, anche a livelli giovanili. Uscire dal Trentino diventa complicato, sia perché loro hanno i numeri e riescono a fare più selezione. Hanno comunque già da giovani campionati più competitivi. Noi a livello regionale abbiamo pochi numeri e campionati poco competitivi e i nostri non sono abituati a lottare. In una stagione ti può capitare una sola partita competitiva e questo è poco e quando sei a livello senior questo non aiuta molto. Magari non servono molte qualità tecniche, ma a livello agonistico e di cattiveria, di certo alle formazioni trentine manca la giusta esperienza.”

C’è anche una differenza fisica e di altezza?

“C’è molta differenza e noi la paghiamo tutta. Siamo la squadra più bassa in generale della serie C. Le prime due squadre in classifica hanno addirittura almeno tre giocatrici sul metro e ottantacinque e la differenza si fa pesante, specie per una squadra come noi che abbiamo una media di altezza abbastanza bassa rispetto alle avversarie. Poi noi abbiamo avuto anche la sfortuna di aver subìto infortuni proprio alle lunghe, su quattro soltanto una non si è infortunata.”

Questa differenza di altezza, si sente molto sottoplancia?

“Diciamo di si, più che altro si sente quando siamo costretti a giocare con le guardie in posizione di pivot, quindi dover lasciargli 10 centimetri e 30 chili di differenza, li si nota la differenza. Stiamo pagando tantissimo queste differenze. Adesso abbiamo fatto un po’ il rodaggio nel girone d’andata. Speriamo di recuperare un po’ di infortunate, visto che abbiamo avuto una media di un infortunio a settimana.”

Obbiettivamente, dovuto a infortuni o sfortuna, quante partite in più avreste potuto vincere?

“Probabilmente avremmo potuto vincerne di più delle tre che sinora abbiamo vinto. La classifica forse non ci rende onore, ma purtroppo il risultato è quello che esce dal campo. Il valore c’è ma se non lo dimostri sul campo serve a poco. Al di là degli infortuni e dell’essere più piccole, ci manca proprio un po’ di sano agonismo, cose che le squadre venete sono più abituate a mettere in campo.”

Quindi la mancanza di una serie D o di una serie Promozione interamente trentina pesa su questo bilancio?

“Sicuramente, ma pesa sul bilancio anche la mancanza di un campionato competitivo sia under 17 che under 15. Paghiamo nella costruzione in generale di una giocatrice. Quando una diventa senior paghiamo questa situazione di carenza dei campionati giovanili. Quando dovremmo teoricamente prendere tutti i frutti della costruzione di una giocatrice nelle giovanili, invece dobbiamo costruire in età senior quello che una giocatrice deve avere in fase agonistica. E’ sicuramente anche colpa di una situazione geografica e su questo c’è poco da fare. Un campionato giovanile poco agonistico dove una squadra segna 100 punti e l’altra 20, è frustrante per entrambe e non serve a nessuno, né per la formazione che ne subisce 20 a nemmeno per chi né fa 100, perché non c’è stata partita.”

Perché nel maschile il Trentino non soffre così tanto rispetto al femminile?

“Sicuramente il motivo principale sono i numeri. Se in palestra ti trovi con otto ragazze, quello è il materiale che hai a disposizione ed è difficile costruire una squadra competitiva. Poi a livello femminile siamo d’indole meno agoniste e questo sicuramente ci penalizza. Secondo me la pallacanestro è uno sport difficile, rispetto tutti gli sport, ma ritengo la pallacanestro tecnicamente complicata. Comunque la palla devi metterla dentro un canestro, un minimo di tecnica e conoscenza devi averla. In altri sport, magari a un livello più basso è più semplice giocare e giocando uno si può appassionare e crescere e forse è più facile avvicinare qualcuno a giocare. Nel basket può diventare difficile far giocare un giocatore non preparato e chiaramente se non gioca non si appassiona.”

Quale è lo sport che vi fa più concorrenza togliendovi ragazze dall’ambiente del basket?

“Credo che sia la pallavolo, anche se negli ultimi anni, noto la crescita delle associazioni di ginnastica artistica, cresciute in maniera esponenziale. Non penso che sia uno sport più facile, ma sicuramente servono meno numeri, nel basket se non si hanno almeno dieci ragazze non si fanno gli allenamenti, nella ginnastica artistica servono numeri minori. Poi non facendo campionati il sabato e la domenica i genitori sono un po’ più liberi. Una ragazza di 17 anni che nel basket gioca in elite, rischia di giocare di mercoledì e andare in trasferta magari a Mestre. Non è facile, ma se fai uno sport nella stessa palestra è tutto più semplice. Poi pallavolo e ginnastica artistica sono molto pubblicizzate dalla televisione, il basket femminile non viene pubblicizzato per nulla ed è diventato uno sport di nicchia e questo non aiuta per niente.”

Hai mai allenato una squadra maschile?

“No, non ho mai allenato una squadra maschile, me lo hanno proposto e magari in futuro se mi verrà proposto ancora accetterò. Sul femminile, avendo giocato mi trovo meglio e riesco ad interagire maggiormente con le ragazze, perché conosco meglio le loro aspettative e problematiche.”

Cosa porta una ragazza a giocare a basket?

“In generale credo che sia lo spirito di emulazione, fortunatamente l’Aquila Basket va molto bene e tante ragazzi e ragazze vanno in palestra anche per questo. Poi l’altro fattore credo che sia l’amica che ti trascina in palestra, poi quando lo conosci il basket lo ami perché è uno sport completo. Anche se non fai punti si gioca ugualmente, grazie a passaggi o rimbalzi. Non bisogna fossilizzarsi sul numero di punti fatti, ma sull’apporto che si da alla squadra. Poi si viene in palestra e se ci si appassiona, si va a passare le proprie domeniche nelle trasferte in Veneto.”

A Trento siete rimaste l’unica squadra femminile, quindi quanto è difficile resistere essendo un po’ isolate?

“Dai non è difficilissimo, quest’anno i numeri ci sono e ragazze in palestra ce ne sono anche per la prima squadra. La difficoltà nasce dal fatto della difficoltà di doversi spostare tanto. Le trasferte più vicine sono a Garda o Isola della Scala e in un’ora bene o male ci vai. Diverso è se devi andare sino a Rovigo, vuol dire perdere almeno mezza giornata.”

Se dovete fare un’amichevole o un test, come fate vista la penuria di squadre femminili in Trentino?

“Fortunatamente abbiamo fatto qualche partita contro la Pallacanestro Bolzano che milita in serie B. Gentilmente ogni tanto ci aiutano ad allenarci e così possiamo anche giocare durante la settimana. Una volta al mese, solitamente saliamo noi a Bolzano. Sono una serie sopra di noi, sono strutturate ad attrezzate fisicamente e per noi sono un buon test. Serve anche a loro come test, per non giocare sempre contro le stesse avversarie.”

I tuoi punti di riferimento personali a livello sportivo?

“A dire il vero non ne ho, seguo molti sport diversi, prendo un po’ da tutti. Più che il campione appariscente mi piace di più il campione a tutto campo anche a livello umano e leader in campo. Uno solo non ne ho, ne ho vari e provo a prendere spunti da tutti questi e poi ricondurli alle proprie situazioni che stai vivendo con le situazioni sia di tempo che di possibilità.”

Fuori dal campo che passioni hai?

“Fuori dal parquet non ho molto tempo per le mie passioni personali. Mi piace viaggiare, come credo a tutti. Seguire altri sport, la musica e la vita all’aria aperta. Mi piace molto la pallavolo e la seguo. Adoro l’atletica leggera, soprattutto amo le distanze lunghe, la dedizione che ci mettono gli atleti che la praticano. Non mi piace il ciclismo, non riesco a seguirlo.”

Sogni per questa stagione?

“L’obiettivo è quello di cercare di trasmettere tutto quello che posso alle mie ragazze. Tentare di farle fare in campo ciò che fanno in palestra. Vorrei qualche meno infortunio, cosa che ci ha contrassegnati in questa stagione. Poi quello che verrà verrà, al di la dei risultati, ma uscendo a testa alta.”

Autore
Sandro Botto
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